inserito da Andrea, 11/03/2010 16:24:00
Alleluia. La santa Pasqua (n. 167) (Alleluia, O filii et filiae)
Testo: liturgia, Musica: tradizionale
Fonti: CdP 246
Uso: acclamazione al vangelo
Forma musicale: acclamazione con strofe
Testo: S. Albisetti
Musica: melodia tradizionale
Editore: Elledici
Il testo dell'Alleluja
Rit. Alleluia, alleluia, alleluia.
1. La santa Pasqua illumini
di viva fede gli uomini
redenti e fatti liberi, alleluia.
2. Dal cielo scende un angelo,
splendente come folgore,
la grande pietra rotola, alleluia.
3. Non lutto, non più lacrime,
il pianto ceda al giubilo
sconfitte sono le tenebre, alleluia!
4. Dinanzi a lui prostriamoci,
la gioia intoni un cantico
che durerà nei secoli, alleluia!
Commenti e riflessioni sul canto
Il testo
I contenuti espressi nelle strofe richiamano con linguaggio immediato sia gli avvenimenti accaduti “il
primo giorno della settimana”, così come li troviamo raccontati nei Vangeli della Domenica di Pasqua
(Gv 20,1-9; Mt 28,1-10; Mc 16,1-7; Lc 24,13&45#41& sia echi di testi liturgici delle celebrazioni pasquali (fra
tutti l’Exultet e il Victimae paschali laudes): nel Cristo risorto, luce che non ha tramonto, tutto si rinnova,
l’umanità è resa libera dalla morte, è salvata per sempre. È allora tempo di canto, di gaudio, di lode
perenne, è tempo di esultare con l’Alleluia, acclamazione pasquale per eccellenza che - nel nostro caso -
incornicia e sottolinea ogni versetto.
La musica
La melodia originale di questo canto ci riporta all’atmosfera modale gregoriana, trattandosi infatti di un
adattamento del noto “O filii et filiae” composto sul I modo (protus) trasposto alla IV superiore, ovvero in
SOL. Se l’estensione complessiva è di una comoda 8a, si può notare come il ritornello graviti soprattutto
attorno alla tonica, a differenza della strofa che acquista un maggiore slancio fino a giungere al re acuto. Il
procedere per grado congiunto, o poco più, rende questo canto immediato e accessibile, almeno nel ritornello,
a qualsiasi assemblea. L’adattamento popolare del metro libero gregoriano dà origine sul finire delle frasi a
un’interessante ritmica che spezza l’andamento del 3/4 e che potremmo interpretare come emiolia.
Quando e come utilizzarlo
Nella forma completa, può essere intonato all’inizio della celebrazione eucaristica a Pasqua e nella
“Domenica in albis” (che è la seconda di e non dopo Pasqua), ma anche dopo la Comunione come
risonanza, come occasione per una felice sosta dell’anima dinanzi al Risorto. Utilizzando il solo ritornello,
associato a un modulo appropriato per il versetto (es: Casa del Padre n° 246) può servire come
acclamazione al Vangelo durante il tempo pasquale, al termine del quale è bene “riporre” il tutto per poterlo
attendere e gustare alla Pasqua successiva. Fatta salva l’alternanza fra assemblea (ritornello) e solista o coro
(strofe, anche alternando voci femminili e maschili), si suggeriscono due possibili interpretazioni:
a) un’esecuzione che, in qualche modo, cerchi di ricreare il clima gregoriano, con suono ben legato,
pochi appoggi, vocalità contenuta e leggera che conduca a uno stupore intimo davanti al mistero della
risurrezione. In questo caso si potrebbe pensare anche al canto a voce scoperta, facendo
eventualmente intervenire l’organo solamente sul ritornello qualora fosse necessario sostenere
l’intonazione dell’assemblea;
b) un piglio più acclamante, più teso alla festa, all’annuncio, che marchi maggiormente la divisione
misurata, contando comunque quasi “in uno”. Con questa soluzione potrebbero starci anche altri
strumenti (es. flauto dritto nelle varie tessiture) per introdurre il tema, raddoppiare la melodia o la
bella parte interna dell’accompagnamento.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il cantare all’unisono/all’ottava, soprattutto a cappella, è
sempre un’ottima scuola per affinare l’intonazione di un coro. In particolare occorrerà prestare attenzione:
- al Re (sotto il rigo) a causa del cambio di registro vocale verso la voce di petto;
- all’intervallo di un tono (per effetto del modo gregoriano) tra la sensibile FA e la tonica SOL.
Considerazioni
I puristi sono di solito contrari o per lo meno scettici nei confronti di simili adattamenti. Considerando il
tutto dal versante esclusivamente musicale, l’operazione potrebbe essere, se non inutile, almeno debole.
Se invece ragioniamo in termini di pastorale liturgica, allora possiamo benevolmente accogliere questo
canto ed altri della stessa natura come un gradino intermedio, una mano tesa per rendere accessibile alle
nostre assemblee piccole perle del grande tesoro musicale che diversamente rimarrebbero nascoste,
magari con l’esito insperato di un nuovo interesse per la versione gregoriana e per tutta la spiritualità ad
essa sottesa. Nulla vieta che si possa già proporre l’originale in latino, laddove vi siano assemblee
attrezzate per una corretta e completa comprensione del testo.
Francesco Meneghello
Collaboratore della Sezione Canto & Musica dell’Ufficio Liturgico diocesano di Mantova e Direttore del Coro di Pastorale Giovanile
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