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Corso per ragazzi di educazione all'amore ed informazione sessuale
"Vivere è amare": il corso di educazione ad un'affettività libera, matura e consapevole.

1° Incontro

I “termini” del discorso

1 Che cosa non è la sessualità

1.1 non è soltanto genitalità

Siccome i fenomeni che accompagnano la preadolescenza si evidenziano in modo chiaro sul piano fisiologico (nel funzionamento cioè degli apparati genitali), qualcuno crede di ridurre la sessualità al possesso (avere...) dell’apparato genitale. E’ questo il primo equivoco. La sessualità non è soltanto genitalità. E’ tutto l’essere personale timbrato sessualmente e non soltanto una parte di esso.
Per capire questo concetto bisogna ricorrere ad alcuni principi di genetica umana: quando avviene il concepimento di un nuovo essere umano si incontrano due cellule, quella sessuale dell’uomo (spermatozoo: simbolo XY) e quella sessuale della donna (ovulo: simbolo XX), contenente ognuna 23 cromosomi (nei quali sono impressi i caratteri ereditari della specie umana), dando origine ad una nuova cellula, zigote, contenente 46 cromosomi.
L’ultima coppia di cromosomi è incaricata di trasmettere il carattere sessuale, se la combinazione è XX il nascituro sarà femmina, mentre se la combinazione è XY il nascituro sarà maschio.
Ecco quindi spiegato perché il sesso non si esaurisce nei genitali. Già nella prima cellula (zigote) è presente in modo biochimicamente chiara l’intonazione sessuale dell’intera persona. E a partire da qui tutte le nostre cellule saranno per così dire “ timbrate” o in senso XX (femminile) o in senso XY (maschile).
Quindi il sesso impregna tutto l’essere personale. Si può parlare di sesso cellulare, ormonale (gli ormoni maschili sono diversi da quelli femminili), gonadico (i testicoli e le ovaie svolgono compiti analoghi ma non sono la stessa cosa), anatomico (maschio e femmina si riconoscono anche per altri aspetti cosiddetti secondari), fisiologico (i fenomeni sessuali maschili e femminili sono differenti), psicologico (diversa tonalità e risonanza davanti ai medesimi fatti), etico (diverso approccio con il problema dei valori).
Più che “avere” il sesso maschile o femminile si dovrebbe dire che “siamo” sessuati dalla cima dei capelli alla punta dei piedi, dall’analisi di ogni cellula del corpo si può stabilire se di tipo maschile o femminile.
La sessualità pertanto non è la caratteristica di una zona del corpo, ma investe tutta la persona... e la persona non è certamente soltanto corpo. Da ciò si può dedurre che è sessualmente riuscito non tanto chi conosce il meccanismo genitale quanto chi sa riconoscere e gestire correttamente la sessualità come valore personale.

1.2 non è soltanto istintività

“La sessualità è un bisogno e come gli altri bisogni fisiologici chiede di essere soddisfatto”. E’ vero che la sessualità è anche istinto; prova ne è l’attrattiva spontanea generale di un sesso per l’altro; ma di qui a mettere sullo stesso piano l’istinto sessuale con gli altri istinti della persona il passo è lungo...
Infatti, mentre gli altri istinti (fame sete, sonno ecc.) scatenano una attrazione fra una persona (soggetto) e una cosa (oggetto), l’istinto sessuale scatena attrazione interpersonale, mette cioè in relazione un soggetto con un altro soggetto, a meno che qualcuno voglia considerare la donna come un “oggetto” e l’uomo come una “cosa”.
L’attrattiva sessuale include normalmente la caratteristica della reciprocità, l’uomo sente l’attrattiva per una donna e viceversa, mentre non si è mai visto che il cibo senta attrattiva per la persona che lo mangia. La forza istintuale è una forza regolabile perché inquadrata in un contesto di persona. L’istinto sessuale va dominato e regolato (non ignorato o disprezzato) mettendolo a servizio della persona per un progetto d’amore.
Ogni persona è fatta di: istintività, emotività, razionalità.
Istintività: un insieme di forze dall’azione piuttosto automatica, sono spinte indispensabili per la sopravvivenza della persona umana. Vanno soddisfatti in modo personale, cioè “intelligente”. Come nella persona ci sono istinti fisiologici, così esistono anche impulsi psicologici come bisogni profondi della psiche, non soddisfacendo i quali la vita può diventare pesante. Es. bisogno di essere riconosciuto, accettato, amato, coccolato, accarezzato, lodato.
Emotività: raccoglie tutto il mondo incantevole (o meno) dei sentimenti, siano essi positivi o negativi (gioia, rabbia, tristezza, paura, invidia, simpatia, antipatia, gelosia, vendetta, pigrizia, serenità...), tocca all’individuo decidere se e come farli crescere. Se una persona avverte fame, non ci sono ragionamenti capaci di fargli passare l’appetito; se invece una persona avverte antipatia, rabbia, tristezza, ci possono essere ragionamenti capaci di mitigare o addirittura estirpare questi sentimenti; i sentimenti acerbi possono cioè venire maturati attraverso una presa di coscienza della loro negatività o acerbità.
Razionalità: è la dimensione più prestigiosa della persona, quella che le consente di sentirsi appunto tale. La razionalità si esprime attraverso due facoltà: l’intelligenza e la volontà. L’intelligenza permette alla persona di capire, di progettare, di intuire, di pensare. La volontà permette alla persona di realizzare, di raggiungere traguardi, di tendere al meglio.
L’intelligenza è fatta per la verità, cioè tende per natura sua al traguardo della verità; ma la verità non è la somma delle opinioni, ma è qualcosa di più e di qualitativamente diverso, di qui l’impegno ad andare al di là delle opinioni (anche quelle sul sesso), per tendere all’orizzonte della verità.
La volontà è fatta per il bene, cioè tende per natura sua al bene. Infatti noi per la nostra vita vogliamo tutte cose “buone”, di qui l’impegno, una volta capito il progetto vero della vita, nel tendere sempre al meglio anche conoscendo la propria fragilità psicologica ed etica. Il bene sta nell’essere più che nell’avere. Volere un’esperienza sessuale non coincide con la piena realizzazione di sé, o almeno non è certamente così automatica la cosa.
Se il sesso non è soltanto istinto o è istinto in senso speciale, ci si deve chiede quale progetto può essere insito in esso. Come minimo non dovrà essere la forza cieca istintuale a guidare la persona nel suo insieme, così come non è un motore a guidare la macchina. Il sesso è una forza, la persona è dotata però di altre forze per condurre in porto un certo progetto ... nell’amore.

1.2 non è soltanto piacere

Questo aspetto non lo si può negare e neppure sottovalutare perché esso è un fatto di natura. Ma ugualmente non si può neanche ridurre tutta l’energia sessuale ad una potenza finalizzata al piacere. Il piacere o il raggiungimento di esso ad ogni costo non è l’unico scopo della sessualità; è uno strumento a servizio di una relazione interpersonale d’amore. Il gusto che si prova nel mangiare non è l’unico scopo del mangiare. La finalità del mangiare è il nutrimento della persona; il gusto appare quindi come un mezzo che facilita la necessità istintiva del nutrirsi. Così può dirsi del piacere sessuale: è un mezzo che facilita l’impegno di amore, di un amore a tutto campo. E’ quindi importantissimo mettere il piacere al suo giusto posto: strumento e non scopo della sessualità.

1.3. non è soltanto spontaneismo

Se la spontaneità, come sinonimo di libertà, è un valore, lo spontaneismo va considerato come degenerazione della libertà. La spontaneità è una spinta della volontà illuminata dalla ragione a compiere certe azioni senza freni inibitori, nel rispetto umano, senza paura e ansietà. Lo spontaneismo invece è la spinta ad agire come ci pare e piace senza tenere conto del controllo dell’intelligenza e della ripercussione delle proprie azioni sugli altri, è un comportamento capriccioso.
Nel campo del comportamento sessuale sono importanti atteggiamenti di fondo, improntati alla serenità e alla libertà; è vero, ma va tenuto presente cosa è la libertà.
La libertà è la possibilità di fare o non fare una cosa (questo a livello psicologico). Il livello etico (la persona capisce se fa il bene o il male ad agire in un certo modo) è quello che ci interessa; in questo senso la libertà è la possibilità di operare delle scelte in ambito di valori. Ci si deve sempre chiedere che cosa è vero e bene nell’azione che la persona sta’ facendo.
In definitiva come esistono leggi fisiche, chimiche, biologiche, astronomiche, esistono anche delle leggi di comportamento umano sessuale che si chiamano leggi morali. Esse sono l’istruzione per l’uso a disposizione delle persona sessuata. Se interpreti male le istruzioni, rischi di rompere l’equilibrio. Che ne diresti di un calciatore che per sentirsi libero, giocasse come gli pare senza tenere conto del regolamento calcistico?
La libertà è essere secondo verità. La libertà in campo sessuale è intelligenza. Il sesso è retto da regole umane, che indirizzano verso un traguardo di amore e di vita... e non è certo soltanto un gioco. Chi afferma che non esistono norme, ammette, suo malgrado, la legge della sua capricciosa soggettività. Chi afferma che il sesso non ha regole, si carcera, suo malgrado, nella trappola, magari dorata, del suo spontaneismo. Non c’è niente di peggio che essere prigionieri di se stessi in casa propria.

1.4 non è superiorità di un sesso sull’altro

Le persone, anche se sessualmente diverse, hanno una pari dignità. Questo è un dato di natura. Questa è un’affermazione scientifica. Chi può dimostri il contrario. Uomo e donna possono vantare caratteristiche diverse e complementari, sessualmente parlando, ma non sta scritto da nessuna parte, per fortuna, che il maschio sia superiore alla femmina o viceversa. Può darsi che l’uomo sia più portato della donna a svolgere certe mansioni e viceversa, ma di qui ad affermare che l’uno sia superiore all’altra il passo è troppo lungo.
Uomo e donna sono dotati di intelligenza, volontà, sentimenti, istinti; possono però gestire con diversa sfumatura e tonalità tali doni di natura.
Il recupero della verità sulla parità dei sessi va fatto su due fronti paralleli: in famiglia, mediante un’opera educativa basata sul pieno rispetto dei coniugi fra loro; e nella società, attraverso una coraggiosa promozione culturale che miri al convincimento profondo dell’uguaglianza tra maschi e femmine, unicamente persone con analoghi valori umani.

2 Che cos’è la sessualità

Si è diversi per incontrarsi, per incontrarsi nell’amore. La sessualità e essenzialmente un dono per amare, quale che sia la propria strada. A questa conclusione arriveremo gradualmente.

2.1 per l’incontro-relazione d’amore
(dimensione creativa della sessualità)
I due sessi sono fatti in modo tale da scatenare un’attrattiva reciproca fra due persone. L’attrattiva sessuale è una specie di sveglia che ci spinge ad uscire dal guscio del proprio io per instaurare una relazione “con”.
Si incomincia a creare un rapporto che prima non esisteva in modo così coinvolgente. Di qui la dimensione “creativa” della sessualità. E ciò vale anche per coloro che l’attrattiva l’avvertono per un ideale diverso da quello del matrimonio.
Qual’è il significato della parola “relazione”? Tutti siamo circondati da una serie di relazioni, ognuna ha però una sua caratteristica specifica, una sua precisa finalità, un motivo.

Mondo inorganico: (sedia-pavimento), sono relazioni statiche finalizzate a far esistere le cose.
Mondo vegetale: (pianta-terra), relazione dinamica, finalizzata a far crescere.
Mondo animale: relazione istintiva, finalizzata alla prosecuzione della specie, prolificazione.

Mondo umano. Tutti sappiamo che il regno superiore contiene i regni inferiori in modo nuovo e diverso. L’uomo e la donna esistono (come le cose del regno inorganico), crescono (come le piante nel regno vegetale), prolificano (come avviene nel mondo animale). Tuttavia la loro esistenza, la loro crescita, la loro prolificazione sono diverse, superiori, nuove, in una parola umane.
Innanzitutto sarebbe bene cambiare la terminologia una volta arrivati nel mondo umano. Un sasso esiste, la persona vive. Una pianta cresce, la persona matura. Un animale prolifica accoppiandosi, le persone procreano completandosi nell’unione sessuale o nell’unione con un ideale. Non sono solo sfumature di linguaggio; sono termini che evidenziano immediatamente tutta la prestigiosità del mondo umano. Allora a cosa è finalizzata la relazione umana? Ci deve essere qualcosa di caratteristico rispetto al semplice esistere, crescere, prolificare! Questo qualcosa di caratteristico, di specifico, di veramente nuovo, di distintivo è l’amore. La relazione nel mondo umano è una relazione per amare. Ciò vale sia per chi sceglie di amare sessualmente (coniugalità), sia per coloro i quali scelgono di amare sessuatamente (celibato e verginità); costoro infatti non possono prescindere dal fatto radicale di essere uomini e donne.
Nel mondo umano chi non si sente amato o chi non ha imparato ad amare, “esiste” male, sta peggio di un sasso. Non sentirsi amati fa star male e si vive male. Però se può essere una sfortuna non essere o non sentirsi amati, è una vera disgrazia non impegnarsi ad amare ... e questo tocca solo a te!
Inoltre chi non si sente amato, non solo esiste male ma cresce o matura male, a rilento. Tutti però hanno delle risorse per superare i traumi o i blocchi, sarebbe triste crogiolarsi nel proprio brodo.
Da ultimo: se manca l’amore, anche la medesima opera di procreazione si tinge di ansietà e di angoscia. Si parla di gravidanze non desiderate, ma in realtà non è la gravidanza ad essere negativa, ma la mancanza di amore a farla considerare tale.
Tutto questo discorso dell’amore come base della vita, per una maturazione e per una procreazione autenticamente umane vale anche per coloro che, per motivo superiore o per destino personale, scelgono di non sposarsi. Anche per loro la vita, la maturazione, l’apertura nel sevizio alla vita vanno gestite in un contesto d’amore. Diversamente potrebbero sentire troppo pesante il fardello dell’esistenza.
Ciò che fa della sessualità quindi un valore umano caratteristico non è tanto la sua carica di attrattiva istintiva o la sua dolcezza sentimentale o la sua lusinga erotica quanto la possibilità di intessere un vero rapporto d’amore. La sessualità è un dono per amare.

Amore? L’amore è si una realtà enigmatica, misteriosa, complessa, ma il vissuto dell’amore (cioè quello che capita nella realtà quotidiana) ci consente di ficcare il naso in questo mistero con una certa probabilità di scoprire qualcosa di più chiaro o perlomeno di meno confuso.
Gli studiosi delle relazioni umane affermano che la dove manca o scarseggia l’amore autentico si verificano nella persona e all’interno di una relazione degli sconquassi talvolta rimediabili solo con molta fatica. Addirittura qualche studioso ha affermato il valore terapeutico dell’amore. Voler bene a una persona fa bene alla persona. Non dimenticarlo neppure tu... e magari incomincia a voler bene a te stesso. La spiegazione ultima della sessualità è quindi l’amore. Si viene a trovare spiazzato sessualmente non tanto colui che rinuncia ad avere relazioni sessuali, quanto colui che, magari avendone quante ne vuole, non riesce a stabilire un contatto interpersonale profondo d’amore. In conclusione: la sessualità non è stata inventata per un incontro-relazione in grado di “scaldare la pelle” ma per un incontro relazione capace di “scaldare” una vita, più vite... Chi gioca a scaldarsi la pelle si può anche bruciacchiare.

2.2 fecondità d’amore (dimensione procreativa)

Il mondo umano finirebbe presto (o sarebbe già finito) se questa relazione d’amore non fosse in grado di produrre qualcosa di nuovo. Ecco il vero senso della “genitalità”. I genitali sono strumenti di comunicazione d’amore e anche strumenti di trasmissione di vita. La seconda nota della sessualità è quindi quella della fecondità. Una relazione è autentica quando è feconda. La relazione dell’artista con il mondo dell’arte è autentica se e quando l’artista produce e crea.
Così la relazione uomo-donna o persona-ideale è autentica se all’interno di essa si verifica qualcosa di nuovo. Si può parlare di fecondità fisica (generazione dei figli), di fecondità morale (adozione, servizio) e a che di fecondità spirituale-religiosa (disponibilità assoluta a servire ogni vita). La vocazione alla fecondità è intimamente connessa alla sessualità. Ignorarla o contrastarla per motivi egoistici (i figli sono un peso, ma chi te lo fa fare di dedicarti agli altri... ) comporterebbe comunque un trauma nell’intimo della persona e forse anche nella sua sessualità.
Ciò che importa è essere aperti alla vita. Il nemico da battere quindi non è tanto la sterilità fisica (che è bene guarire, dove è possibile), quanto la sterilità d’animo, che chiude lentamente le persone nello spazio asfissiante di un individualismo carcerante o di un egoismo a due raffinatissimo.

2.3 relazione feconda d’amore che dà gioia (dimensione ricreativa)

Nella sessualità quanta ansia, quanto calcolo. La dimensione ricreativa della sessualità va recuperata nel suo vero valore. Quando due persone si incontrano nell’amore e decidono di dare senso ad una vita insieme, il risultato non può che dare una gioia profonda. Quando una persona crede di aver intuito l’ideale della sua vita, il risultato non può non essere quello di una contentezza intima profonda. Riferendoci alle persone sposate questa gioia profonda provoca il desiderio di una unione profonda, di una unione intima. Si potrebbe dire che la “intimità dei cuori” arriva a generare l’intimità dei corpi e tale intimità dei corpi è sottolineata anche dal piacere fisico. Il piacere fisico quindi è, o dovrebbe essere, la conseguenza della più grande gioia dello stare insieme, del condividere tutto, dell’amarsi. Vale la pena ricordare che, per amare intensamente con i sensi, occorre saper amare al di là di essi.
L’aspetto ricreativo della sessualità consiste quindi nel giocare con gioia e serenità la carta della vita umana senza ritenere la vita solamente un gioco; consiste nel riuscire a superare gli scacchi e gli smacchi dell’esistenza puntando sempre diritto verso il traguardo di una maturazione integrale della propria personalità.
Non va quindi considerato “sessualmente colto” colui che magari accumula “trofei di caccia” o esperienze di tipo genitale, ma colui che costruisce giorno per giorno la sua vita sforzandosi di tenere aperti gli occhi per contemplare la bellezza di un mistero che lo supera, il mistero dell’amore. I mistero infatti non va capito ma vissuto... e chi ama arriva sempre anche a capire qualcosa.

3 Il linguaggio corrente

Dopo aver visto cosa non è e cosa è la sessualità mi sembra di poter affermare che il rischio più frequente, quando si parla di sessualità, è quello di ridurla ad uno solo dei suoi presupposti limitandola così o alla sola genitalità, o istintività, o piacere, o spontaneismo ecc., mentre essa è innanzitutto una relazione profonda d’amore sempre aperta alla vita, alla novità.
Anche il linguaggio corrente, ormai entrato nel gergo comune di quasi tutti, addirittura anche in qualche dizionario, riduce la sessualità alla sola parte anatomica del corpo umano corrispondente ai genitali, impoverendo quindi tutta la persona e spesso rendendola un oggetto. Ma non solo, questa riduzione accosta la sessualità sempre a situazioni negative, spesso dispregiative e dal punto di vista psicologico il passaggio tra il “dire e il fare” e molto breve, l’accostamento tra affermazione negativa e dispregiativa a sessualità negativa è rapidissimo.
Alcuni esempi. Quali termini si usano per indicare alcune situazioni negative:
- una persona che non capisce niente
- una persona che ha sbagliato
- una persona che dice cose sbagliate
- una persona che fa una cosa sbagliata
- una persona sfortunata

Ma ancora più grave quando per descrivere una persona la si riduce al suo apparato genitale, la si riduce a oggetto, e questo vale soprattutto per le ragazze: che bella ragazza o che brutta ragazza.
Ora sicuramente questo è linguaggio e sicuramente viene usato più per abitudine che per esplicito disprezzo, ma non è forse il caso di essere meno superficiali e più attenti al nostro linguaggio visto che è componente cosi importante nelle nostre relazioni perché siano vere, sincere, durature e soprattutto rispettose? e non c’è forse il rischio di passare da un’abitudine ad una convinzione: che la sessualità sia poi cosa negativa visto che la associamo di continuo a situazioni negative? o peggio non ci può essere il rischio, riducendo la sessualità a genitalità, di viverla poi così? e comunque, in ogni caso, è proprio necessario esprimersi così?


2° Incontro: Il mio corpo: un messaggio

1 Uomo e donna: immagine di Dio

“Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gen. 1,27). Unico tra le creature visibili, l’uomo è fatto a immagine di Dio, capace di dialogare con lui, di conoscerlo e di amarlo. Soggetto consapevole di sé, libero e aperto all’infinito, si conosce, si interroga, si possiede, di dona. Soggetto corporeo e sessuato, riceve e trasmette la vita in un tessuto di relazioni, nell’unità del genere umano. La grandezza, la dignità della persona umana hanno origine nella creazione a “immagine” di Dio.
Qual’è allora il significato della corporeità, della sessualità nel messaggio biblico:
1. la distinzione dei sessi è voluta da Dio;
2. è voluta come bene;
3. la persona sessuata non basta a se stessa.

Ognuno di noi è quindi chiamato a uscire dalla solitudine, ad entrare in dialogo con l’altro: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Gen. 2,18). L’uomo e la donna sono per costituzione rivolti l’uno all’altra: “Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna” (1Cor. 11,11). L’alterità e l’originalità consentono la reciprocità e l’integrazione.

CONSEGUENZE
1)Sessualità come conoscenza: la Bibbia la situa in una prospettiva personalistica. In realtà si tratta di un dinamismo che coinvolge non solo il corpo, ma anche l’affettività e la personalità intera. La sessualità non è puro fatto biologico, ma capacità relazionale, linguaggio, comunicazione. Il corpo sessuato è vissuto interiormente dal soggetto ed esprime l’intero soggetto.
2)Sessualità e pudore: una forte tensione orienta il desiderio verso il corpo dell’altro sesso, in modo da trovare soddisfazione e piacere. Ma la persona non si lascia ridurre a puro strumento e difende la propria dignità con il senso del pudore. Mentre nasconde con il vestito ciò che nel corpo attira maggiormente l’attenzione dell’istinto, rivolge all’altro lo sguardo e il volto, in cui più intensamente può comunicare la ricchezza della propria interiorità. Cerca prima di tutto di rivelargli il suo valore più vero.
3)Innamoramento e amore: nell’innamoramento questo valore viene riconosciuto con meraviglia e commozione. Se poi si arriva all’amore, all’intensità del sentimento si aggiunge l’impegno preciso e incondizionato della volontà ad accompagnare l’altro, perché possa realizzarsi pienamente e portare a compimento la sua vita. La sessualità, se è ben incanalata, non rimane a livello di istinto, ma come qualità della persona. L’amore integra in sé e spiritualizza l’attrazione e la soddisfazione sessuale.
4)Vocazione all’amore: “L’amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano”. La persona cresce nella misura in cui crede nell’amore degli altri e di Dio, lo accoglie liberamente e lo contraccambia con il dono di sé. L’amore, come atteggiamento fondamentale e progetto globale di vita, assume nella sua logica tutte le dimensioni dell’esistenza, compresa la sessualità, già di per se apertura corporea e spirituale all’altro. Fa del rapporto sessuale una sua attuazione ed espressione privilegiata, conferendogli grande valore. La donazione fisica totale è chiamata ad essere segno e parte di una donazione personale totale.

2 Il corpo: sacramento dell’incontro

Il corpo è parola: un sorriso, un volto accigliato, una stretta di mano, un gesto deluso, un bacio, una carezza sono messaggi. Parole e gesti si intrecciano per comunicare agli altri i nostri sentimenti di simpatia, di amore, di riconoscenza. Il nostro corpo è veicolo di questo linguaggio, ma è necessario che questo linguaggio sia vero e reale. I nostri gesti devono essere sempre più capaci di manifestare ciò che abbiamo dentro.
La cultura moderna ha manipolato il corpo, tanto da non renderlo più strumento di dialogo, ma di soliloquio: “il corpo è mio e lo gestisco io...”, il corpo non è più comunicazione ma possesso, non è segno di donazione, di condivisione, ma proprietà privata da godere in proprio. Anche il corpo dell’altro è visto come possesso mio da godere. Spesso il corpo, soprattutto quello femminile, diventa messaggio pubblicitario strumentalizzato agli affari.
I gesti d’affetto sono messaggi, segni di una realtà profonda, che può essere vissuta come dono, comunicazione, o come possesso e falsità. Il baciarsi tra due giovani spesso non è altro che una cosa piacevole, che poi diventa abitudine, un bisogno fisico. L’uscire insieme, l’essere ragazzo/a, spesso si riduce a livello di consumo biologico o emozionale. Il problema non sta nel baciarsi o meno, nello stare insieme: se non c’è contenuto (sia perché non abbiamo intenzione sia perché non siamo ancora capaci di darlo), possiamo moltiplicare i gesti all’infinito, sarà sempre un soliloquio è come moltiplicare le parlare senza contenuto. Quando il nostro corpo è usato con superficialità o con egoismo, mentiamo all’altro con le parole, con i gesti; comunichiamo una realtà che non esiste, perché non corrisponde a ciò che abbiamo dentro.

3° Incontro

L’arte di amare


1 Dall’amore “bruciato verde” all’amore vero

1.1 l’amore a 15 anni

L’amore a 15-16 anni è una delle esperienze più forti a cui un adolescente vada incontro. E’ l’inizio della maturità e della apertura all’altro definitiva, è l’occasione per guardare avanti nella vita, l’invito a crescere per rendere felice un’altra persona: “va’ incontro all’altro e scoprirai chi sei, arricchisci gli altri e ne sarai arricchito, perditi per ritrovarti”.
Vi sentite interessati al mondo dell’altro, alla sua bellezza, ai suoi gesti, alle sue qualità spirituali. Vi accorgete anche che l’altro è diverso da voi, ma capite che questa diversità può completarvi, può arricchirvi reciprocamente, può darvi la gioia di stare insieme in modo positivo. Allo stesso tempo però, la sensazione di doversi inoltrare nel mondo, a noi misterioso, dell’altro o dell’altra crea imbarazzo, paura di sbagliare... Ci rendiamo conto, per tanti versi di essere chiamati a muovere i primi passi di un’arte difficile... quella di saper amare.
Se da una parte dunque la scoperta dell’amore diventa invito ad aprirsi, nello stesso tempo questo cammino non è senza pericoli e possibilità di deviazioni.
E’ normale che alla vostra età ci sia chi vi interessa molto; è bello anzi che vi ritroviate addosso una incredibile simpatia per un’amica o un amico: ciò che conta è non “bruciare le tappe”, non cercare di trasformare subito questa simpatia in un amore importante, definitivo. Permettete invece alla vostra amicizia di consolidarsi, di crescere: “Ci vuole più di un minuto per giudicare un libro, ci vuole più di un’ora per vedere sbocciare un fiore, ci vuole più di un giorno per conoscere qualcuno”.
L’amicizia, quella vera, vi aiuterà a tenere “sotto controllo” i vostri sentimenti, la vostra emotività. Vi aiuterà a rimanere liberi, evitando le gelosie, le paure ingiustificate, gli atteggiamenti esclusivisti, possessivi, immaturi. Una vera amicizia non è mai “chiusa”, una faccenda a due, ma si apre agli altri, alla vita di gruppo. Un amore a 15 anni può durare? Può durare tutta la vita, a condizione che non cominci con una menzogna... Incontratevi davanti a tutti, in mezzo agli stessi gruppi di giovani: perché nascondervi? Non avete niente da nascondere, perché non volete fare niente di cui possiate vergognarvi. E’ la normale attività svolta insieme in un gruppo che vi aiuterà a scoprire i reciproci ideali, che vi permetterà di misurarvi con le cose da fare, che eviterà ad entrambi di rivestire di eccessive fantasie i propri sentimenti.

1.2 rapporti sessuali precoci

Non è facile oggi formulare una valutazione obiettiva sulla questione dei rapporti sessuali precoci. La scoperta e l’utilizzo su larga scala dei mezzi contraccettivi hanno certamente modificato il modo di pensare di molti nostri contemporanei. In passato, il timore di una gravidanza non desiderata aiutava ragazzi e ragazze a non andare troppo in là. La paura di un possibile figlio era il campanello d’allarme che invitava alla prudenza. Oggi è quasi del tutto scomparso; ma vuol forse dire che altre virtù, altri valori profondi, altre conseguenze importanti sono anch’essi scomparsi? Sono domande su cui riflettere seriamente. Non si parla di negare o di colpevolizzare il desiderio: il desiderio di una vita sessuale è normale nel giovane adolescente, e in alcuni è molto imperioso e non è facile dominarlo.
Nessuno può augurare ad un giovane (cui vuol bene) di scoprire per la prima volta la vita sessuale in una relazione che non sia di qualità. Non si tratta di essere contro la vita sessuale, ma contro la vita sessuale abborrocciata, banalizzata, una vita sessuale qualsiasi. Si tratta di sostenere l’amore, una sessualità feconda.
Ci si rende inoltre abbastanza conto che l’atto sessuale è un atto importante, grande, pieno, mai insignificante? Nel momento in cui si considera l’atto sessuale come un atto impegnativo e magnifico, come il gesto del dono, il punto d’incontro dei cuori e degli spiriti, è facile concludere che non può essere praticato alla leggera. E’ lecito pensare che esistano ancora giovani che hanno personalità, che non sono degli svampiti, che si rendono conto che un rapporto sessuale non rende obbligatoriamente adulti, che non si sentono anormali se non hanno una vita sessuale.
La tentazione è proprio quella di credersi già arrivati al punto giusto di maturazione e di capacità di donarsi totalmente all’altro/a, di voler assaporare immediatamente e prima del tempo ciò che acquista bellezza e forza solo quando si realizzano tutte le condizioni perché un amore divenga donazione vera.
Ogni ragazzo o ragazza è posto davanti a una scelta, che ha una funzione determinante nell’impostazione del suo progetto di vita: o aspettare per l’incontro sessuale il momento giusto di maturazione personale e di responsabilità; oppure mettersi alla ricerca di esperienze che, nonostante l’apparenza, nascono dall’egoismo e sono manifestazioni chiaramente immature.

1.3 se tu mi amassi... la castità

I ragazzi di oggi conoscono bene il ritornello “Se tu mi amassi, ci staresti”. Se le esperienze precoci sono per alcuni un’occasione sicura di gioia, si possono definire di qualità relazioni vissute? In fretta e furia:
- senza attenzione profonda per l’altro,
- senza tenerezza condivisa,
- senza sicurezza,
- con la paura di una gravidanza,
- con i sensi di colpa,
- senza garanzia d’impegno,
- senza conoscere se stessi e l’altro,
- con la penosa sensazione di essere un oggetto.
- con dubbie motivazioni: “per non sembrare un fesso”; “per vedere com’è”, “per fare come tutti”, “per fare il grande passo”, “per affermare l’indipendenza dai genitori e dal loro modo di pensare”, “per curiosità”, “per affermarsi”, “per paura di essere all’antica”, “perché non si può fare diversamente”, “per fare quel passo”, “perché prima o poi bisogna passarci”, “per guarire dalla masturbazione o dall’omosessualità”, “per essere riconosciuti, perché non ci si stima abbastanza”?

C’è una domanda che nasce spontanea quando dall’infanzia si passa all’adolescenza. E’ disarmante nella sua semplicità: “Avverto fin da ora, nel mio corpo e nel mio cuore, una sete viva d’amore. Perché non saziarla com’è naturale?”

“La gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati sia difficile... Questa teoria può essere paragonata a quella dell’uomo che vuole dipingere, ma che, anziché imparare l’arte, sostiene che deve solo aspettare l’oggetto adatto e che dipingerà meravigliosamente non appena lo avrà trovato”.
E. From, L’arte di amare.

In effetti il problema sta proprio qui: io desidero l’amore, perché avverto che è questa la chiave della felicità; ma scopro che la riuscita dipenderà non tanto dall’oggetto che dipingerò, ma dalla mia capacità di dipingere...
E’ veramente geniale l’invocazione di amore che Dio ha posto in te fin ora, in questa età dell’adolescenza: è adesso che sei nelle condizioni migliori per fare in modo che l’amore diventi tuo, cioè tua conquista. Dio non ti regala un amore già pronto, solo da consumare, ma vuole che sia tu stesso a costruirti il tuo amore, come in un’arte la perfezione va conquistata con paziente studio e fatica, così dopo un faticoso cammino avrai fra le mani il tuo capolavoro.
E’ facile confondere la sete d’amore con il desiderio di sesso, che dell’amore è solo un segno, una spia. Se è vero che l’amore è:
+ desiderio e parola,
+ ricerca della felicità, non solo del piacere,
+ gioia nel poter comunicare quello che si è,
è chiaro che non possiamo trovare l’amore semplicemente nella soddisfazione degli impulsi sessuali, che avvertiamo in modo intenso a livello fisico. Certo, ci si può benissimo accontentare di provare semplicemente piacere.
Ma allora bisogna con onestà rassegnare le dimissioni dalla categoria “uomini”: non c’è bisogno di arrivare fino al livello uomo per imparare il piacere. Ci si può fermare prima, senza tanta fatica.
Non basta, infatti, desiderare di amare; è necessario imparare l’arte di amare, di donarsi. Non solo: è illusorio credere di essere capaci di impegnare la propria vita insieme a “lui” o a “lei”, se non ci si prepara ad essere persone attive, nella vita di gruppo, nella costanza degli impegni assunti, nel superamento delle mie difficoltà, nella capacità di rendere un servizio efficace a chi ci sta vicino.
L’amore vero non si trova già pronto, si costruisce, è frutto di una faticosa ma felice preparazione. Questo cammino si chiama “amore responsabile”. La castità è la cura continua per realizzare un amore che sia dono, non possesso; per questo è uno stile, necessario anche nel matrimonio, perché nessuno dei due coniugi viva egoisticamente l’amore coniugale. La castità non è una regola su cui contrattare, ma uno stile che orienta tutto un modo di vivere.
La castità è costruire in sé una ricchezza che renda significativo l’incontro con l’altro.

“L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie i due saranno una sola carne” (Gen. 2,24).
Il punto di passaggio è proprio questo. Solo quando uno è in grado di “lasciare il padre e la madre”, quando sa camminare da solo è maturo per l’amore, può aprirsi pienamente a un’altra persona, può assumerne la responsabilità (= risponde di lei con la propria vita davanti agli altri). Allora bisogna essere molto coerenti e onesti; i gesti che dimostrano affetto devono corrispondere al grado di responsabilità che si è effettivamente in grado di assumersi. Oggi è diffusa tra gli adolescenti e i giovani la convinzione che “quando due si vogliono bene, tutto, o quasi, è permesso”. Peccato che non si sia altrettanto chiari sul significato di questo “volersi bene”: ti voglio bene vuol dire esattamente “voglio il tuo bene”. Qual’è il bene dell’altro? E’ ben difficile saperlo con certezza a 15, 16 anni, quando neanche noi siamo sicuri di quello che siamo e di ciò che desideriamo. Questo bene poi diciamo di volerlo: cioè ci impegnamo per costruirlo, anche e soprattutto quando ci sono difficoltà. Viene il sospetto che forse si confonda il “ti voglio bene” con “io sto bene con te”: innamorarsi è facile (dura un momento e ti sembra perfetto); amare è impegnativo (dura una vita e scopri che c’è sempre qualcosa da perfezionare).
Un gesto d’amore è autentico quando:
1) non ti permette di bloccare l’altro
2) non permette all’altro di bloccarti interiormente
3) non va alla ricerca di “esperienze”
4) non si innamora dei sogni
5) non lascia in bocca un sapore d’amaro quasi fosse stato strappato
6) non ti fa vivere nel timore continuo che l’altro “ti pianti” perché ha trovato di meglio
7) provoca il desiderio di comunicare serenità, di regalare ad altri la gioia provata: infonde altruismo, la fiducia di chi ha sperimentato che l’amore è un realtà viva.

La castità è allora l’arte di amare, è l’impegno e la responsabilità a fare di tutta la nostra vita un dono d’amore per lei, per lui, per tutti.
Per castità si intende tutto uno stile di vita, non certo un semplice elenco dei “questo si può, e questo non si può”. E’ contraria alla logica del “usa e getta”, che non attribuisce a nulla alcun valore.
La castità non è un invito a “disprezzare se stessi”, non è mortificazione di se, anzi! E’ lo stimolo a mettere in atto tutte le energie di cui ciascuno è dotato, ma che non può scoprire finché non le gioca in un sevizio agli altri.

2 Responsabilità di dare la vita

Non si può parlare di amore e di sessualità prescindendo dalla capacità procreativa dell’uomo, anche se la questione deve essere posta in tutta la sua ampiezza e profondità senza escludere nessuna facoltà o dissociandole.
La cultura moderna ha infatti intrapreso una doppia strada dove, in ogni caso, la facoltà unitiva è dissociata da quella procreativa (dissociazione fra sesso e amore) e ciò ha portato a pensare che questa sia la strada giusta per liberarsi dai tabù e si parla di liberalizzazione sessuale.
Da una parte, con i metodi contraccettivi, l’atto unitivo è separato da quello procreativo, dall’altra, con la fecondazione artificiale, l’atto procreativo è separato da quello unitivo. Ma così si può parlare di amore come dono, come responsabilità?

2.1 paternità e maternità responsabili

L’invito alla fecondità è scritto nella pagine della Bibbia, nel suo primo libro (Genesi). Anche se l’invito è generico, “siate fecondi e moltiplicatevi”, ciò non ci deve allarmare. E’ segno che chi l’ha pronunciato aveva fiducia in noi essere umani. Essere incaricati di generare la vita è compito che dà le vertigini. Ma appunto per questo occorre calma, serenità, generosità, fiducia e serietà, in una parola, responsabilità! E questo significa che la procreazione non è soltanto un incidente fisico o meccanico ma va vissuto come scelta cosciente di collaborazione al dono della vita. Procreazione responsabile significa quindi scelta fatta tenendo conto di tutti i lati della questione e si può educare a questa procreazione incrementando una maniera di parlare di sesso in termini d’amore.
Una procreazione responsabile pone quindi come fondamentale la questione delle motivazioni per voler essere autenticamente “generatori di vita”.
(da completare da parte del dottore)


3 Una parola sui comportamenti devianti

Cerchiamo di affrontare il discorso senza entrare nel merito delle coscienze personale. Parliamo quindi di deviazioni, di anomalie e non di persone deviate o anomale. Perché? Perché sul piano “oggettivo” si può arrivare a qualche conclusione attendibile mentre sul piano “soggettivo” non ci è consentito esprimere giudizi che spesso potrebbero essere fuori luogo, temerari o comunque non certamente rispettosi.
Si chiama devianza, deviazione o anomalia sessuale quel comportamento che non realizza la sessualità e che, in un modo o nell’altro, si discosta da essa. La sessualità è una realtà caratterizzata essenzialmente da un valore di relazionalità e da un valore di fecondità. Quando esse sono assenti nel comportamento, si è davanti a una deviazione o a una anomalia più o meno grave.

Masturbazione: è la sollecitazione solitaria del piacere sessuale. In passato era giudicata severamente e addirittura considerata dannosa dal punto di vista medico. Oggi invece se ne parla come se fosse un ideale di sessualità. A questo proposito si impone una valutazione più equilibrata.
Cosa dire? E’ una specie di chiusura in se stessi. L’io chiuso in se stesso è improduttivo. La devianza della masturbazione non stà tanto nell’atto in sè, o nel provare piacere, quanto nell’assenza di una relazione con... Anche certe masturbazioni a due possono riflettere tale chiusura. Cosa diresti nei confronti di chi si chiudesse in uno stanzino a raccontarsi le solite barzellette?
Si può dunque comprendere come nella masturbazione sia sempre presente una componente di insoddisfazione; anche se viene immaginato, manca quell’altro necessario ad ogni relazione sessuale. In più, è spiacevole sentire dentro di sè una forza che si impone.
Nell’adolescenza può capitare di incespicare in questo ostacolo. Ci si rialza e si continua a camminare... Se si vuole arrivare in cime alla scala, non ci si può crogiolare su di un gradino. Quando è solo casuale, la masturbazione, è segno che la volontà è stata travolta da una pulsione troppo forte e non c’è da preoccuparsi. L’importante è che non diventi un’abitudine sistematica che rischierebbe di indurre un ripiegamento su se stessi, una ricerca narcisistica unicamente del proprio piacere, col rischio, nella futura vita di coppia, di vedere nell’altro solo un oggetto.
Saper padroneggiare le pulsioni, così utile per una buona vita sessuale futura, non si impara con un atteggiamento chiuso e volontarista, ma con la pratica di una corretta igiene di vita e di una generosa apertura verso gli altri. Concludiamo, infine, ricordando che il ricorso alla masturbazione non è mai una necessità!

Omosessualità: è l’attrazione congenita o acquisita verso le persone del proprio sesso. Manca quindi l’alterità cioè l’attrazione verso il sesso opposto. Manca la fecondità. In un certo senso l’omosessualità fa uscire dal proprio io ma per cercarne uno simile, una specie di doppione di se stesso... L’omosessualità congenita è rarissima e sovente non è curabile. L’omosessualità acquisita (per errori educativi o traumi o blocchi di crescita nella fase omosessuale che tutti più o meno attraversano) è più diffusa ed anche curabile se si riesce a individuare la causa bloccante in questa fase. C’è chi afferma che l’omosessualità è una sessualità diversa e che ognuno gestisce come crede la sua sessualità. La omosessualità è si una sessualità “diversa”, ma appunto perché è sessualità anomala. Il buio non è una luce diversa...

Prostituzione: è la vendita (con acquirente) della propria genitalità fisica. E’ forse la forma più bugiarda di relazione uomo-donna. Tutto è mercificato. nulla che sappia di relazione profonda, nulla che sappia di fecondità... E’ la parodia dell’unione coniugale. Non è sufficiente collezionare mattoni per dire di avere una casa. Non è sufficiente collezionare esperienze genitali sconnesse dall’amore per dire di saper amare. Il semplice “fare all’amore” non è di per se “amare”, così come il semplice dire “parole” non è di per sè comunicare. Va messa in risalto anche la completa strumentalizzazione della donna. Infatti la donna dedita a queste pratiche viene chiamata con termini negativi. E l’uomo? Non è anch’egli “uomo di strada”?
Non va neppure dimenticato lo sfruttamento a fini economici e la violenza che si cela dietro alla prostituzione, spesso coinvolgendo minorenni.

Pornografia: dove tutto si ferma alla scorza esterna per una goduria privatistica e consumistica della sola genitalità, non è il nudo a spaventare, ma la sua banale strumentalizzazione. Per paura di una sessualità adulta ci si rintana in un mondo di carta e di pellicola. Il nudo senz’anima.

Violenze sessuali: (stupro, pedofilia, ecc.) c’è un nesso strettissimo fra anomalia sessuale e violenza. Il perché è presto detto. Quando non si è in grado di entrare in vera relazione con le persone, in genere si diventa aggressivi, le si vuole possedere oppure le si vuole eliminare. Si potrebbe arrivare a dire che la persona socialmente più acerba è quella sessualmente più bloccata; forse anche la società sessualmente più “disinvolta” cova tra le ceneri il germe della più raffinata violenza...

4 Due parole di speranza

La vittoria sulle devianze o anomalie si può gradatamente e magari faticosamente ottenere mediante una presa di coscienza seria e serena della propria identità personale. Ci si deve chiedere: ma chi sono in fondo io? Corpo? Sesso? Sono persona umana chiamata all’amore. Da questa presa di coscienza (che talvolta si raggiunge con sofferenza e non senza aiuto altrui o Altrui...) si può partire poi per quel “divenire d’amore”, capace di scavalcare i tranelli più subdoli, le cadute più rovinose, le memorie più laceranti, per assestarsi finalmente ad un livello di maturità (= dono di sè...) tale da farci sentire “riusciti” pur tra i limiti e le precarietà di un vivere quotidiano fatto di estenuante conquista. Per andare in alto si sa che a volte viene il fiatone. Ma una volta in vetta... la vita è spettacolo!
Si tratta ora di conservare con furbizia e forza i convincimenti positivi emersi in questi incontri lungo tutto il periodo che ti separa ancora dal momento magico della scelta definitiva di “giocare” la carta della tua vita nell’amore. Ormai è chiaro che tutto invita all’amore nella struttura della persona sessuata... Questo, che potrebbe sembrare a prima vista un pio consiglio, in realtà è un augurio sincero che nasce dalla conoscenza, talvolta lacerante, di casi di persone che non sono state capaci, e non sempre per causa o colpa loro, di giocare bene questa benedetta “carta”, la carta della ricchezza del proprio valore personale. Le vicende o le sventure della vita le hanno piano raffreddate (talvolta surgelate) al punto da far dubitare se ancora avessero un cuore... capace d’amare! Evita questi tranelli. La vita somiglia a uno specchio; se le sorridi...
Anche i richiami martellanti di una certa cultura, che “genitalizza” tutto o quasi in chiave consumistica (quasi che il sesso fosse un detersivo da usare), non ti devono trovare impaurito ed impreparato ma sereno e forte, anche se in minoranza. Ma chi ha detto che la maggioranza ha sempre ragione? E se la maggioranza fosse “miope” perché le luci rosse fanno poco chiaro?
La vita si incaricherà poi di farti presto distinguere coloro che vogliono il tuo bene da coloro che vogliono soltanto il loro interesse!
Davide

Davide

Staff di Animatamente dal 2009. Animatore esperto con più di 20 anni di esperienza con bambini, ragazzi e giovani.

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