inserito da Davide, 12/09/2013 08:15:46
"Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia"
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”,
entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo
nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non
abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai
conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta
queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la
sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si
abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo
stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu
grande».
Questa pagina del vangelo conclude la sezione del discorso della Montagna. Il Signore conclude
questo suo grande insegnamento, dicendoci come concretamente possiamo entrare nel Regno
dei cieli. Si aprono davanti a noi due vie quella del “dire” (Non chi dice Signore, Signore), e
quella del “fare” (colui che fa la volontà del Padre mio). Altro che tra il dire e il fare c’è di
mezzo il mare! Qui va di mezzo la nostra salvezza, la vita eterna. Il Signore ci invita
radicalmente a non riempirci la bocca di parole e di giaculatorie; di preghiere e di invocazioni.
Rischieremmo di ridurre la nostra vita di fede, a una dolce droga che ci gratifica e ci aliena dal
vissuto. Gesù va ben oltre ogni riduzionismo. Egli ci invita a prendere sul serio la nostra vita
cristiana, a guardarla ad ampio raggio. La fede non è solo una litania di preghiere, o di precetti
da osservare, ma è anche amore e giustizia. La nostra vita deve giocarsi nel compiere la volontà
di Dio, cioè nel vivere e nel compiere la giustizia e l’amore. Questo diventa il presupposto
dell’edificazione della nostra casa, della nostra fede. L’evangelista Matteo descrive due realtà
tra di loro opposte. Due persone distinte sono intenti ad investire le loro forze per la
costruzione di una casa: entrambi operano con impegno, eppure l’esito del loro lavoro sarà
molto diverso perché l’uno costruisce con sapienza, l’altro da stolto. L’uomo sapiente scava le
fondamenta fino alla roccia, lo stolto sconsideratamente costruisce su un terreno limaccioso. Il
risultato è ben prevedibile: la casa costruita sulla roccia resiste a tutte le intemperie, quella
costruita sul terreno argilloso crolla al primo colpo di vento. Sapienza e stoltezza si valutano
dalla scelta di materiale impiegato per la costruzione. Sapienza e stoltezza si valutano in che
modo un cristiano vive la sua fede, nelle situazioni di vita, nei molteplici contesti. Non
dovremmo fermarci solo ad una fede professata, ma ad una fede realizzata, incarnata e innestata
nella storia, nelle azioni, nelle opere. Una fede che si nutre “di queste mie parole” dirà Gesù nel
Vangelo; non “delle mie parole”. Il Signore non lascia nel generico; il saggio è colui che attua
attimo per attimo la volontà di Dio. Non lascia spazi ad alibi o a interpretazioni soggettive:
Gesù ci vincola strettamente alla sua Parola. Con quali strumenti di lavoro dovremmo costruire
la casa? San Paolo nella lettera agli Efesini scrive: “In Cristo ogni costruzione cresce ben ordinata per
essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora
di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2, 21-22). La fede in Lui, e l’essere in Lui, sono i parametri di
lavoro entro la quale costruire la nostra casa. Buon lavoro, e buona costruzione.