inserito da Claudia, 15/09/2013 22:00:46
"Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio
e la ricchezza."
Lectio Divina a cura di Vito Cassone
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io
che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.[ Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio
e la ricchezza».]
Il Vangelo di questa Domenica ci presenta una parabola per certi versi assai attuale; quella dell'amministratore infedele. Nelle passate domeniche, san Luca, l’evangelista che più degli altri si preoccupa di mostrare l’amore che Gesù ha per i poveri, ci ha offerto diversi spunti di riflessione circa i pericoli di un attaccamento eccessivo al denaro, ai beni materiali e a tutto ciò
che ci impedisce di vivere in pienezza la nostra vocazione ad amare Dio e i fratelli. Anche quest’oggi, attraverso una parabola assai attuale, provoca in noi una certa meraviglia perché si parla di un amministratore disonesto che viene lodato (cfr Lc 16,1-13), a ben vedere il Signore ci riserva un serio insegnamento. Non viene approvata la truffa', consumata con geniale abilità da un uomo senza scrupoli. Gesù infatti qualifica come "disonesto" il protagonista della parabola. Sottolinea però il realismo, l'intelligenza, la scelta tempestiva con cui ha saputo cavarsi da una situazione irreparabile e senza scampo. Con una manovra spregiudicata si è assicurato la gratitudine dei debitori del suo padrone, i quali lo avrebbero accolto, una volta rimosso dal suo incarico. È questa scaltrezza che Gesù mette in evidenza e propone. Coloro che lo ascoltano si trovano in una situazione simile a quella dell'amministratore della parabola. Non sanno cosa rischiano. È in gioco la salvezza, il più grande dono per l'uomo, che ora il Signore sta offrendo attraverso Gesù. E’ certamente un disonesto, ma astuto: il Vangelo non ce lo presenta come modello da seguire nella sua disonestà, ma come esempio da imitare per la sua previdente scaltrezza. La breve parabola si conclude infatti con queste parole: “Il padrone lodò quell’amministratore disonesto perché aveva agito con scaltrezza” (Lc 16,8). Ma che cosa vuole dirci Gesù con questa parabola? Con questa conclusione sorprendente? Alla parabola del fattore infedele, l’evangelista fa seguire una breve serie di detti e di ammonimenti circa il rapporto che dobbiamo avere con il denaro e i beni di questa terra. Sono piccole frasi che invitano ad una scelta che presuppone una decisione radicale, una costante tensione interiore. La vita è in verità sempre una scelta: tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male. Incisiva e perentoria la conclusione del brano evangelico: “Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà
l’altro”. In definitiva, dice Gesù, occorre decidersi: “Non potete servire a Dio e a mammona” (Lc 16,13).Gesù mette in guardia contro il terribile potere di seduzione che esercita la ricchezza. Può essere un servo prezioso, ma, se diventa padrone dell'uomo, lo rende schiavo. Assorbe tutti i suoi interessi. Occupa tutto il suo cuore. È un idolo in cui l'uomo concentra tutti i suoi pensieri, fatiche, speranze, aspettandosi da essa la propria felicità. In tali condizioni non c'è più posto per Dio. Colui che è per l'uomo l'unico Signore e fonte della sua felicità, diventa un accessorio o anche di meno. L'uomo non ne ha più bisogno perché ha ormai ciò che ha preso il suo posto e al quale si affida interamente. Gesù ti invita a fare una scelta senza compromessi e a ridecidere per Dio. Non Lui soprattutto, ma Lui soltanto. Il pericolo di aspettarsi salvezza da ciò che non è Dio e che posso trasformare in idolo (cioè il fine della mia vita a cui sacrifico disordinatamente tempo ed energie...) è reale per ciascuno. Quante cose si possono preferire a Dio! Mammona è un termine di origine fenicia che evoca sicurezza economica e successo negli affari; potremmo dire che nella ricchezza viene indicato l’idolo a cui si sacrifica tutto pur di raggiungere il proprio successo materiale e così questo successo economico diventa il vero dio di una persona. È necessaria quindi una decisione fondamentale tra Dio e mammona, è necessaria la scelta tra la logica del profitto come criterio ultimo nel nostro agire e la logica della condivisione e della solidarietà. La logica del profitto porta al disordine. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. In fondo si tratta della decisione tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana. Se amare Cristo e i fratelli non va considerato come qualcosa di accessorio e di superficiale, ma piuttosto lo scopo vero ed ultimo di tutta la nostra esistenza,
occorre saper operare scelte di fondo. Ora, l’unica maniera di far fruttificare per l’eternità le nostre doti e capacità personali come pure le ricchezze che possediamo è di condividerle con i fratelli, mostrandoci in tal modo buoni amministratori di quanto Iddio ci affida. Dice Gesù: “Chi è fedele nel poco, è fedele nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto” (Lc 16,10-11). Questo monito evangelico ci scuoti e ci aiuti a ritrovare la giusta rotta della nostra vita cristiana. Buona domenica.
La parabola del fattore disonesto, dove abbiamo una truffa dentro un'altra, evidenzia un processo ricorsivo, speculare, tipico dei Vangeli, di Gesù, e dei geni nella storia in generale. Un altro esempio dei Vangeli e la sequenza della parabola del ricco epulone e di Lazzaro, della successiva risurrezione di Lazzaro e della successiva condanna e risurrezione di Gesù, determinata dal miracolo della risurrezione del suo amico. Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelngelo. Grazie.