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Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del
Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore,
che non le sarà tolta».

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù forma i suoi discepoli. Di domenica in domenica lo fa anche con noi. Ci ha istruiti sulle condizioni per essere suoi discepoli. Ci ha mandati e ci manda ad annunciare a tutti il Vangelo. Ci ha indicato la via che porta alla vita eterna, la via dell’amore a Dio e al prossimo. Questa domenica insieme al Signore siamo diretti decisamente a Betania, piccolo villaggio dietro la collina degli ulivi. Con tutti i pensieri che abitano il nostro cuore mettiamoci in cammino, seguiamo Gesù verso quella piccola casa a piano terra, incastonata sulle pendici del monte. Insomma! Questa domenica sentiamoci anche noi di casa, insieme a Marta e Maria. Il racconto che troviamo al capitolo 10, ai versetti 38&45*44& ci mostra quasi pittorescamente, la scena semplice nella sua fattispecie ma intensa nei suoi contenuti spirituali. Il brano si apre in un clima di serenità. Ancora una volta il Signore si mostra a noi umanissimo e tenerissimo: egli ha bisogno di compagnia, vuole ritrovare i colori e gli odori di casa sua. Finalmente arrivati a Betania, finalmente arrivati a casa! Perché non far diventare la nostra casa una piccola Betania? Proprio qui il Signore offre ai suoi discepoli una splendida lezione di vita. Il Signore coglie l’occasione di offrirci uno dei suoi insegnamenti a partire dall’atteggiamento quotidiano, oserei dire casalingo, delle due donne: L’una, Marta, “era tutta presa da molti servizi” (Lc 10, 40), al punto da trascurare quasi la presenza pur così vicina del Maestro: un esempio di eccessiva generosità, che bada più alle attività esteriori, che non a rendersi sensibili al significato trasformante di colui, che è presente per farsi ascoltare e mettere in questione ciascuno di noi. Maria, invece, “sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola” (Lc 10, 30). Ed è proprio questo atteggiamento, addirittura opposto al precedente, che riceve l’elogio di Gesù. In Maria, infatti, è personificato il discepolo attento e vigile: non tanto quello che è vigile su di sé, il che sarebbe ancora una forma di ripiegamento sulla propria personalità, quanto quello che è tutto preso dalla presenza e dalla parola del Signore, fino al punto da dimenticare se stesso. Il vero discepolo, infatti, non pensa a sé, ma subito e innanzitutto si
rivolge al suo Maestro ed è come trasportato verso di lui, secondo un movimento che quasi lo fa uscire da se stesso; soggiogato dalla sua parola, egli fa parte di coloro, che Gesù proclama “beati”, perché “ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11, 28). Poi succede una cosa tutta particolare: Marta quasi preoccupata, esorta il Signore a richiamare Maria alle faccende domestiche. Non è difficile immaginare il tono, tra il risentito e lo scherzoso, con cui Marta, passando davanti ai due richiama Gesù. È proprio a questo punto che Gesù pronuncia una parola che da sola costituisce un piccolo vangelo: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose”. Il Signore approva in maniera incondizionata l’atteggiamento di Maria, e nota allo stesso tempo l’efficientismo di Marta; Ecco perché Gesù ammonisce amabilmente Marta: “Una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10, 42). Questa frase va intesa a un doppio livello: da una parte, essa allude alla richiesta di una sobrietà della mensa, che Gesù in quell’occasione non voleva fosse imbandita in maniera eccedente; dall’altra, egli opera il trapasso a un significato più profondo, concernente la vita spirituale: anche in questo ambito non è affatto necessario, anzi può essere pericoloso, disperdersi in vari tentativi e cercare da troppe parti l’ispirazione unificante della propria vita interiore. “Una sola è la cosa di cui c’è bisogno”, ed è l’atteggiamento di Maria, fatto di ascolto della parola di Gesù, avendo gli occhi e il cuore rivolti verso di lui, non solo attenti ma disponibili a quanto egli dice. La fede corre su due binari: Marta e Maria; azione e contemplazione; non Marta o Maria. Non dobbiamo mai vedere un contrasto tra l’azione e la contemplazione. Infatti, leggiamo nel Vangelo che fu “Marta” (e non Maria) ad accogliere Gesù “nella sua casa”. Del resto, la Prima Lettura di oggi ci suggerisce l’armonia fra le due cose: l’episodio dell’ospitalità concessa da Abramo ai tre misteriosi personaggi inviati dal Signore, i quali, secondo una antica interpretazione, sono addirittura immagine della Santa Trinità, ci insegna che anche con i nostri più minuti lavori quotidiani possiamo servire il Signore e stare a contatto con lui. Ne consegue per noi un ammaestramento molto concreto, che si può esprimere in forma interrogativa: fino a che punto siamo capaci di vedere nella contemplazione e nella preghiera un momento di autentica carica per i nostri quotidiani impegni? e, d’altra parte, fino a che punto siamo capaci di innervare fin nell’intimo il nostro lavoro con una lievitante comunione col Signore? Queste domande possono servire per un esame di coscienza e diventare stimolo per una ripresa della nostra vita di ogni giorno, che sia insieme più contemplativa e più attiva. Marta allora, non può
fare a meno di Maria, perché il nostro agire, il nostro servizio ha una sorgente unica che è nel cuore di Dio. Maria però, non può fare a meno di Marta, perché non c’è amore di Dio che non debba tradursi in gesti concreti. L’azione e la contemplazione sono due modi di amare, entrambi necessari. Sono i due poli di un unico comandamento: “amerai il Signore tuo Dio e amerai il tuo prossimo”; di un'unica beatitudine: “beati quelli che ascoltano la Parola di Dio; beati quelli che la mettono in pratica”. Ciò che siamo, ciò che facciamo ha il suo valore agli occhi del Signore. Doniamo a Lui ciò che siamo, con semplicità: la nostra preghiera che Dio benedice; il nostro lavoro e la propensione al servizio, che Dio ama. Siamo ormai nel cuore dell’estate: in ferie o nelle città arroventate: cerchiamo di portare nella nostra vita di tutti i giorni questa lezione del Vangelo di Luca. Che nessun’altra parola, da qualunque parte venga, ci distragga dalla nostra adesione di fede e di amore al Signore Gesù. Attingiamo dalla sua voce la forza necessaria per affrontare e superare tutte le difficoltà, che si frappongono sul nostro cammino. Per fare ciò accogliamolo a casa nostra, come fecero appunto Marta e Maria, e riconosciamogli il posto d’onore che gli spetta. Dalla sua presenza e dalla nostra disponibilità nasce e si rafforza il senso della nostra esistenza, e deriva la gioia che sempre occorre per rendere più leggero il percorso della vita. Buona domenica.
Santino

Santino

Collaboratore di Animatamente. Animatore junior.

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