inserito da Santino, 11/02/2017 00:20:19
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. [ Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone
quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».] Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
sull’evidenza e che snobba la pretesa del credere. Siamo seri! Non a caso i cristiani devono contraddistinguersi nel mondo per la serietà: credere, fidarsi, avere fiducia ci è indispensabile, ci è necessario. Gesù ammonisce, dicendoci di essere pronti a viaggiare, e a mettere in discussione ogni certezza e ogni risultato. Se abbiamo compreso che il nostro cuore è fatto per l’infinito, stiamo pronti a cercare l’infinito: “Dove è il vostro tesoro ivi è pure il vostro cuore”. Questa è la direzione giusta che la nostra vita deve intraprendere. Per ben tre volte, il Signore ci ricorda di essere pronti. Pronti perché? Perché il Signore sta per arrivare. Non il Dio che ruba la vita. Ma il Dio che si china per servire l’uomo fedele. La fedeltà di quel servo non viene considerata un atto insignificante. Anzi! La fedeltà riempie di gioia il cuore di Dio. Ancora una volta è beato quel servo che Dio troverà vigilante. Perché beato? La fortuna del servo non risiede nel fatto che ha saputo attraversare la notte vegliando, ma nasce dal fatto che il padrone si sia fidato di lui. Dobbiamo continuamente gioire e ringraziare il Signore, perché nonostante le nostre lentezze, la nostra lontananza da Dio, Egli continua ancora a scommettere e ad avere fiducia in noi. Noi invece, siamo chiamati a cambiare vita orientandola giorno per giorno verso il Signore; dobbiamo far diventare la nostra esistenza una veglia nella notte, rendendoci conto che la nostra tenda non è piantata per sempre su questa terra, ma che altre terre ci aspettano come l’eternità. L’eternità per ciascuno di noi, è iniziato il giorno in cui siamo stati battezzati e la vita, è l’unica occasione per farla fiorire là dove siamo stati piantati. Il Signore questa domenica ci invita a oltrepassare le trappole dell’immortalità, e a puntare il nostro cuore sull’eternità. “Concepire la vita come un pellegrinaggio”, vuole dire: concepire il mondo non come il luogo definitivo della nostra esistenza e della nostra azione, ma aprire il cuore al desiderio e all’attesa della patria che, secondo il Nuovo Testamento, è Dio stesso, l’eternità (cfr. Fil 3, 20). Tutto quanto abbiamo sulla terra è un dono, ha un’importanza grande, ci permette di vivere, di costruire rapporti gioiosi e anche generosi con gli altri, ma non costituisce il tesoro definitivo dell’uomo; “il tesoro dell’uomo è nel Cielo”. E il “Cielo” è quindi Dio stesso. Ed è in questo che si costruisce la dignità dell’uomo, perché dice Luca: « là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore». Quindi, se il tuo tesoro è in qualche cosa di materiale, va a finire che il tuo cuore diventa anch’esso materia. Se invece il tuo tesoro è quell’Amore infinito che ha creato il mondo, allora anche il tuo cuore incomincia ad assomigliare, ad assumere, i lineamenti di quell’Amore, di quel tesoro infinito che è Dio stesso. Insomma, c’è dietro
un’affermazione che nella Scrittura ritorna alcune volte (cfr. Sir 13, 25-26), e cioè che l’uomo tende ad assomigliare a quello che adora. E se adora: cose materiali ma senza cuore, tende a diventare potente ma senza cuore; invece se adora il Dio della vita, della verità e dell’amore, la sua vita tende a diventare trasparante, a lasciare passare e manifestare la verità e l’amore. Il Signore insegna che ci sono dei tesori che sono fondamentalmente quelli mondani. I “tesori mondani” sono i soldi, il successo, la fama davanti agli altri, il benessere… Tutte queste cose di per sé non sono proibite, il nostro cuore può anche desiderarle, ma non sono il suo tesoro, il tutto del suo orizzonte di vita, delle sue scelte. Tutti questi “tesori mondani”, devono essere dei tesori sotto condizione, non in modo assoluto; non devono diventare delle motivazioni ultime. “Motivazioni ultime” vorrebbe dire questo: vivere per i soldi. Non perché sia forse il più importante, ce ne sono anche dei più sottili e dei più importanti nella vita dell’uomo, ma è quello di cui si capisce o si può ragionare più facilmente. Desiderare i soldi è naturalmente inevitabile perché per vivere, per arrivare alla fine della giornata, i soldi ci vogliono. Il pasticcio sussiste nel momento in cui i soldi diventano così importanti da diventare la motivazione ultima delle scelte. Perché allora quando c’è un bivio, e da una parte ci sono i soldi con la disonestà e dall’altra c’è l’onestà ma con la povertà, se i soldi sono il tesoro evidentemente, uno sceglie il tesoro dei soldi disonesti. A questo punto evidentemente il cuore dell’uomo è diventato disonesto. Il “tesoro”, in questo caso i soldi, hanno dato forma al nostro cuore. E siccome erano realtà meschine, insufficienti, più piccoli del cuore, lo hanno compresso e seccato, e il cuore ha perso la capacità di amare, di cercare il bene, di volere la giustizia, che è in fondo la grandezza della sua dignità; la grandezza dell’uomo dipende esattamente da quello. Con il tesoro presso Dio il nostro cuore acquista un fondamento e una solidità invincibile. Allora si capisce bene il messaggio del Vangelo. E il discorso è: se tu metti il tuo tesoro nelle cose del mondo, siccome le cose del mondo passano, passerà anche il tuo cuore; diventerà fragile, debole, effimero, destinato alla decadenza. Ma se invece il tuo tesoro è presso Dio, dove non ci sono delle forze di distruzione o di diminuzione, dove quello che è depositato nella “cassa” di Dio rimane per sempre; allora il tuo cuore acquista un fondamento e una solidità invincibile e incorruttibile. Allora, preghiamo il Signore con tutto il cuore, perché ci aiuti a custodire il senso corretto della nostra vita. Buona domenica a tutti!!!