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Un articolo molto bello di Alberico Cecchini (da www.ioacquaesapone.it)

Essere della stessa qualità del bambino è l’unico modo per non mortificare la nuova vita. Sono abbastanza patetici tutti i manuali su come allevare la prole, con tutti quei consigli su cosa fare e cosa non fare. Come se il fare conti più dell’essere.

Il bambino sempre percepisce il modo di essere dei genitori più che i comportamenti. Alcuni esperti consigliano di massaggiare tutti i giorni il proprio bimbo neonato per cominciare a stabilire un contatto. Ma, ovviamente, la stessa identica azione compiuta da una mamma serena e matura nel profondo non sarà percepita allo stesso modo di quella di una mamma stressata, immatura, psicologicamente dipendente che non ha ricevuto nella sua vita quel rispetto e supporto minimo per non essere chiusa e sofferente nel profondo. Il massaggio non avrà lo stesso effetto, forse nel secondo caso era meglio lasciare il bimbo in pace. E anche nel primo caso sarebbe meglio non esagerare. La presenza che il neonato desidera è una presenza non solo fisica ma soprattutto di anima.
Non tutte le mamme sono uguali. Non è un giudizio, ma una constatazione della realtà, da non sottovalutare affatto. La sofferenza della donna può essere causata da un forte disagio economico o relazionale. Ma anche da dinamiche interiori non risolte, situazioni di dipendenza personale, immaturità profonda. Questa sofferenza è spesso sottovalutata anche dalla donna stessa perché talvolta non ne è neanche cosciente, ma può emergere proprio durante la gravidanza, o nei primi mesi di vita del bimbo.
I bambini sono meravigliosi, ma occorre avere tutte le proprie forze abbastanza in ordine per accudirli senza andare in tilt. Perché un bambino vuole una mamma forte, presente, serena. Altrimenti soffre anche lui e si ammala di più, dorme di meno, è più irrequieto. Perché chiede una relazione viva e non la trova o la trova solo in parte. I bimbi possono far emergere una crisi nella mamma o nella coppia. Se poi la mamma c’è come persona e la coppia c’è come coppia, allora le crisi si superano bene. Ma se non si superano bene o non si superano affatto non è certo colpa dei bimbi. I quali sono quelli che pagano di più queste situazioni perché influiranno fortemente sulla formazione della loro personalità. Una della ragioni dell’esistenza di questo libro è proprio smascherare i nuovi lupi che si nascondono dietro certi ricercatori, medici, giornalisti e certe aziende farmaceutiche che superficialmente attribuiscono ai bambini la colpa della crisi dei genitori. Cercando di spacciare per patologia da curare con farmaci l’irrequietezza di un bimbo con genitori (loro) problematici. Lo vedremo meglio più avanti.
Lupi siamo tutti noi genitori puntualmente ogni volta che non cogliamo pienamente tutta la meraviglia dei nostri bimbi. Quindi purtroppo, spesso siamo proprio noi i lupi di oggi! Quant’è difficile cogliere tutta questa preziosità lo stiamo vedendo sempre meglio in queste pagine. Ma pur cogliendola talvolta, in un lampo di luce, quanto rapidamente la perdiamo!
Più concretamente vediamo un errore molto frequente, forse quello più grave. E qui moltissimi genitori avranno grossa difficoltà ad andare avanti nella lettura perché sono chiamati in causa e a mettersi in discussone.
Tu che vai avanti a leggere fino in fondo questo capitolo, àrmati di tutta l’umiltà, respira profondo e chiama a raccolta tutta la tua anima e il tuo amore per i tuoi figli e - cercando di non sentirti sotto giudizio - cogli questa come una buona opportunità di focalizzare qualcosa che potrà esserti di aiuto per essere sempre più un genitore meraviglioso come desideri e soprattutto come i tuoi figli desiderano.
Noi genitori sempre siamo lupi quando, non cogliendo il valore dell’indipendenza del nostro piccolo, ci sostituiamo a lui senza preoccuparci di sostenere la sua espressione. Per esempio, si sostituiscono al figlio i genitori che rispondeno sempre al suo posto alle domande delle altre persone tipo: «Come ti chiami?» o «Quanti anni hai?».
Questo piccolo errore è in realtà molto grave e lo commettono i genitori ansiosi e premurosi, certo in buona fede, ma comunicano al proprio figlio esattamente questo: «Rispondo io per te perché tu non sei ancora abbastanza grande, non esisti ancora come persona». In pratica li fanno fuori, perché probabilmente questo è solo uno degli innumerevoli episodi in cui il bimbo riceverà lo stesso messaggio. Ci sono genitori che per amore fanno tutto per i figli, al posto dei figli. Fino a 40 anni! Ma nei fatti praticamente massacrano le forze dei loro amati e li rendono dipendenti. è un modo per tenerli sempre con sé, probabilmente per una inconscia paura dei genitori di venire un giorno abbandonati. Pertanto questo modo di essere dei genitori non può chiamarsi amore.
Pensiamo a quante mamme, per far del bene ai figli, fanno loro del male senza rendersene conto perché proiettano i propri condizionamenti culturali e inconsci. O riversano su di loro le proprie frustrazioni e angosce. Quante mamme e papà sono completamente esenti da tali rischi? Nessuno. Occorre perciò impegnarsi quanto necessario per non disturbare i nostri bambini. Particolarmente diabolico è il senso di colpa che subito interviene quando sentiamo che non stiamo prendendoci sufficientemente cura di loro e allora tendiamo a compensare con atteggiamenti soffocanti o materialisti. Purtroppo se non riusciamo ad essere quei genitori perfetti che vorremmo essere non è colpa nostra, perché non possiamo dare ciò che non abbiamo ricevuto. Infatti l’incapacità di vedere, rispettare, amare e sostenere lo sviluppo e l’espressione completa delle potenzialità dei propri figli si tramanda di generazione in generazione, finché non si spezza questa catena in maniera netta.
Avere un figlio è l’occasione per fare i conti sul nostro bambino interiore, su quanto non ha ricevuto, su quanto è stato disturbato, perché se non vediamo dove siamo stati feriti e non ne teniamo conto, molto probabilmente proietteremo sul nostro figlio qualcosa che non gli appartiene. Sarebbe bene approfondire la propria storia e risolvere eventuali blocchi prima di diventare genitori. Se non è stato possibile prima, diventa necessario ora. Occorre imparare ad amare davvero se stessi per essere genitori sani.
Proprio per evitare che un bambino subisca tutti limiti dei genitori è necessario innanzitutto che venga lasciato in pace! Cioè occorre impegnarsi nel rispetto della sua indipendenza. Il genitore sano promuove l’indipendenza del figlio, sostiene la sua espressione, lo lascia sperimentare, partecipa ma non si sostituisce mai a lui. E non cerca di condizionare con mille strategie e pretesti, consci o inconsci, le sue scelte. Comprende che il figlio è altro da sé, ne rispetta la sua identità, propone con l’esempio ma non impone. Non cerca di inculcargli nulla, neanche le cose buone. L’amore è rispetto e partecipazione, non potere e condizionamento. Lascia pure che compia errori perché faccia la sua esperienza.
è evidente che ciò è difficile. Eppure è necessario affinché il bimbo sviluppi il senso di responsabilità e il suo carattere. Spesso i genitori non riescono in questo per mancanza di fiducia nel loro figlio. Questa mancanza di fiducia il bambino la registra giorno per giorno e sicuramente contribuirà ad impedire un sano sviluppo della sua personalità.
Di regola i genitori, senza rendersene conto, semplicemente ripetono quello che hanno subìto a loro volta dai propri genitori.
Ma è ora di fare luce su questo errore perché è molto grave. In Italia nel 2009 alcune statistiche parlano di 15 milioni di persone che sono soggette ad episodi più o meno importanti di depressione. Una persona su quattro è veramente troppo, si parla di epidemia! C’è una forte correlazione fra il modo di essere dei genitori con il figlio e la depressione successiva di questo. I bimbi nascono con tutte le energie per affrontare la vita, non ci dobbiamo preoccupare troppo per loro, piuttosto ci dobbiamo impegnare a non disturbare le loro potenzialità, rispettandole.
Una piantina cresce da sola basta un po’ di sole ed un po’ di acqua, ma stenterà a irrobustire se la soffochiamo o se ci sovrapponiamo al tronchetto questo devierà, si indebolirà, soffrirà.
è necessario rendersi conto che sostituirci ai nostri figli è il contrario di amarli. Diventiamo per eccesso di zelo i loro peggiori lupi. Ma non è sufficiente rendersene conto, molti genitori lo capiscono che questo non va bene eppure hanno difficoltà a cambiare atteggiamento. Come dicevamo all’inizio, il punto non è tanto cosa si fa o cosa non si fa. Si può pure imparare a modificare il comportamento, ma se la fiducia continua a mancare il bambino continuerà a sentirlo. La fiducia per darla bisogna averla in se stessi, nel profondo e allora il rapporto con il figlio è una opportunità che fa emergere i propri limiti e può essere occasione di miglioramento personale. Non è una passeggiata conquistare la fiducia profonda in se stessi e bisognerebbe farlo prima di procreare, recuperando tutta la nostra indipendenza personale. Che è la prima esperienza che abbiamo fatto nella nostra vita.
Per rispettare l’indipendenza dei bambini occorre riconquistare la nostra indipendenza, che è la nostra vera natura, quella dei primi 30 giorni dell’embrione, pura potenza di vita senza nessun rapporto con nessuno se non con l’Amore che crea. Facciamoci aiutare, ma solo da chi non si sostituisce a noi.
Sosteniamo soprattutto le mamme nel rispetto profondo della loro indipendenza per aiutare i loro bambini. La mamme non vanno lasciate sole.
Questo vale anche per sostenere lo sviluppo dei Paesi poveri, per non travolgerli con i nostri condizionamenti occidentali.

Mer 01 Apr 2009
piolo

piolo

Collaboratore di Animatamente. Animatore junior.

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