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Testimonianze. Africa, India, Sud America: bimbi, famiglie, comunità rinate dai mali grazie ad un nuovo modo di vedere la persona e di fare adozioni a distanza.

STORIA DI MILLY: RINATA CON L’ADOZIONE A DISTANZA
Milly Nanyunja ha perso entrambi i genitori a causa dell’AIDS nel 1995, quando aveva solo 3 anni. La zia paterna, Annet Kiggundu, l’ha presa con sé insieme alla sorella più grande. Da subito Milly cominciò a soffrire continuamente di febbri e tosse: era positiva all’HIV. Il governo cominciò a passarle alcune medicine, che però non portarono beneficio.
Oggi Milly ha 14 anni ma ne dimostra la metà, anche perché le condizioni della sua famiglia quando era piccola erano disperatamente povere e lei è stata denutrita. Grazie al lavoro dei volontari del posto, è stata seguita con molta dedicazione e amore, insieme alla sorella e alla zia, che sono state coinvolte ed aiutate ad aprirsi sui loro problemi e ad affrontarli col sostegno di tutta la comunità. Milly, come tutti i malati e le persone sofferenti e povere di Gayaza (Uganda), è stata continuamente visitata dai volontari, che parlavano con lei sostenendola e consolandola. Insomma, amandola.
Questo le ha permesso di non sentirsi “stigmatizzata” o emarginata, ma accettata e accolta con tutte le sue sofferenze. è stato il vero aiuto che le ha permesso di guarire. La sua è ora una casa dignitosa e Milly è davvero rinata: è gioiosa, allegra, ha cominciato a crescere fisicamente e mentalmente.
A scuola va molto meglio e dice che i suoi compagni le vogliono tanto bene e si prendono cura di lei. Milly ha ora un piccolo pollaio a cui tiene moltissimo e si occupa delle sue galline dopo la scuola. Questo le permette insieme alla sua famiglia di avere un piccolo reddito ma anche di migliorare la sua nutrizione, molto importante per la sua salute. Su Milly fino a circa 3 anni fa non si avevano molte speranza che ce l’avrebbe fatta. Ora è risorta! Sua zia Annet è felicissima, ha visto che è proprio rinata in poco tempo.
La donatrice italiana che ha adottato a distanza Milly ha portato avanti l’adozione solo per un anno. Ma grazie a questo specifico modo di collaborare di Italia Solidale con i volontari locali, questi bambini insieme alle loro famiglie vengono tutti coinvolti in un movimento di comunità che non si ferma se qualche donatore non continua il proprio aiuto.


«COSì ABBIAMO DIMEZZATO L’AIDS»
«Le persone sono state stimolate ad aprirsi, parlare dei problemi e affrontarli insieme, trovare soluzioni durature, aiutate ad avere fiducia. Hanno gradualmente messo su tante piccole iniziative per l’auto sussistenza (produzione e vendita di miele, allevamenti di mucche, polli e maiali, agricoltura, fabbricazione di mattoni, artigianato, piccole attività commerciali) cercando sempre di avere al centro la vita, la salute, la dignità dei bambini. Per questo si sono concentrati su vari fronti, con particolare attenzione alla cura dei malati di AIDS ed alla prevenzione. Questo ha permesso loro di collaborare con le autorità locali ma con un loro programma autonomo ed originale di prevenzione.
Con questa forza comunitaria, visitano i malati, parlano con loro li ascoltano, li consolano, li aiutano per le cure, aiutano i figli degli ammalati e si prendono cura dei loro bisogni. Li amano. Il sentirsi uniti e rispettati dalla comunità ha permesso a questi ammalati di superare lo “stigma”, la vergogna sociale ed ha già permesso una vita normale a centinaia di persone.
Sono riusciti anche ad interrompere i frequenti casi di suicidio o di volontaria diffusione dell’infezione per disperazione. A livello di prevenzione stanno educando la comunità sulle cause e gli effetti dell’AIDS perché possano essere in grado di prevenire il rischio di nuovi casi e negli incontri di gruppo settimanali si insiste molto sul rispetto della dignità del partner, sulla maturità del rapporto uomo-donna e quindi sulla naturale fedeltà. Questo tipo di azione ha permesso di constatare che da quando è iniziata la collaborazione con Italia Solidale, il tasso di infezione dell’AIDS si è ridotto del 50%».
I volontari di Gayaza Solidale, Uganda

DOPO IL GENOCIDIO NUOVA VITA PER I BIMBI
«Ero un orfano di genocidio. Ero isolato e disperato. Con l'aiuto di Italia Solidale e dell’adozione a distanza ho sentito che avevo un genitore “solidale”. Mi ha aiutato a lavorare, e ora sono libero. Ho cominciato con 20.000 franchi e ho comprato le capre, ho preso il letame da loro e ho coltivato.
Dopo aver restituito ho preso 50.000 franchi, ho preso più capre. Poi ho restituito il prestito solidale e ne ho ottenuti 100.000. Ho comprato un terreno. Ora posso nutrirmi, coltiviamo cassava, fagioli, banane e siamo come gli altri. Grazie a tutto questo ora sostengo altri cinque bambini orfani. È grazie all’amore del mio lavoro che prendo forza per credere nel futuro»
Sibomana Vincent, Rwanda Solidale


SCRIVERSI CON IL DONATORE FA SENTIRE AMATI
«Ero sposata e avevo un figlio, ma nel genocidio tutti i miei familiari sono stati uccisi. Ero disperata, quasi morta. Poi ho scoperto che era sopravvissuta la figlia di 4 anni di mia sorella, strappata dalle mani dei ribelli che l’avevano picchiata ripetutamente. Era in fin di vita, è stata sotto flebo per 2 mesi (ha ancora la cicatrice sulla mano). L’ho presa con me ed ha cominciato ad andare a scuola, ma stava male. Grazie ad Italia Solidale-Rwanda Solidale, la bambina è stata adottata a distanza da un donatore italiano ed ha cominciato a scriversi con lui. Così si è aperta, e non è più disperata. Ora sta bene, grazie soprattutto allo scambio col donatore che non la faceva più sentire un’orfana. La piccola comunità di 5 famiglie a cui partecipo anch’io è diventata la sua famiglia, e la solidarietà l’ha salvata e ha guarito tutte le sue ferite».
Perpetua, Nyumba Solidale - Rwanda

«ERO DEPRESSA, ORA VIVO E AIUTO I VICINI»
«Ero molto depressa, mi ero separata da mio marito e questo mi aveva segnata duramente; ho capito dopo quanto fossi attaccata a lui. Vivevo una situazione drammatica che stava segnando anche i miei figli. Il primo sostegno mi giunse da Herberto (responsabile della collaborazione). Cominciò dicendomi che io ero una persona e che avevo un grande valore. Iniziai a condividere con lui il mio dolore.
Da un anno capisco perché i miei figli hanno tante difficoltà e quanto io sia responsabile di ciò in prima persona. Mi dissero che mio figlio aveva tre anni in meno cerebralmente, perché non voleva stare in classe, perché aveva difficoltà nell’apprendimento. La scienza e la psicologia non arrivano però, a capirne le cause. Ho deciso perciò di parlare con lui, coinvolgendo anche il papà come era giusto che fosse. Dopo questa chiacchierata abbiamo deciso di toglierlo dalla scuola e dalle cure degli psicologi. In casa studia con il mio aiuto, lavora con gli animali che abbiamo, questo lo rende felice. Ora sa leggere e scrivere. In questo cammino ci sono molte difficoltà, ma via via con la mia forza le supero.
Attraverso la mia esperienza aiuto le persone con cui lavoro all’interno delle comunità. Condividiamo le nostre storie e alla luce di questa nuova cultura di vita, ci mettiamo in moto per risolvere i nostri condizionamenti e ritrovare la vita. Io ora so che posso andare avanti migliorando».
Luzneira, Afronorte del Cauca Solidale - Colombia


ORA MI SENTO VIVO E TROVO DIO!
«Grazie a Padre Angelo per la nuova cultura, grazie alla quale ho scoperto il mio io potenziale che prima non sapevo di avere!
Ora capisco che né il battesimo, né credere nella Bibbia, né tutti gli insegnamenti su Cristo Gesù, la Sua morte e Resurrezione e tutte le spiegazioni su Dio che è Amore mi possono salvare, ma avere la piena esperienza e credere nel mio io potenziale.
Questa nuova cultura è meravigliosa perché aiuta l’uomo a capire se stesso e a valutare se stesso come unico e creatura speciale tra tutte le creature di Dio.
Questa cultura mi fa sentire come se lo Spirito Santo venisse versato dentro me. Infatti la grande verità di questa nuova cultura è che non è lontana da me ma si trova dentro di me.
I miei auguri a Padre Angelo sono intanto un ringraziamento a Dio per la sua vita santa. Possa Dio benedirlo e donare a lui e a tutti noi la pace in questo giorno, così che tutti insieme con lui potremo unire i nostri cuori, le mani e lo spirito per servire gli altri nel corpo e nello spirito!»
Peter Didmos, El Obeid Solidale – Sudan

QUESTA CULTURA FA VIVERE ME E GLI ALTRI
“Ho ricevuto talmente tanto da Padre Angelo e da questa cultura! Senza l’esperienza di questa cultura sulle forze della persona, uno è morto e non riesce a sperimentare l’amore vero e il rispetto che Dio ha dato ad ogni persona. Ho imparato cosa vuol dire indipendenza!
Questa cultura è davvero la vera fonte di vita in me, cosicché io possa vivere pienamente la mia vita, la mia famiglia, la comunità e addirittura passare questi contenuti ad altri.
Dio ti benedica, Padre Angelo, e una preghiera speciale per i tuoi 50 anni di sacerdozio così pieni di servizio nel Signore”.
Mary Stephen, El Obeid Solidale - Sudan


Dal libro “Gli occhi grandi dei bambini” edito dalla rivista Acqua&Sapone. Maggiori informazioni sul sito www.ioacquaesapone.it
Daniele

Daniele

Collaboratore di Animatamente. Animatore junior.

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