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Vi riporto una bella riflessione di Don Domenico B. della parrocchia di San cassiano sul senso ed il ruolo dell'educatore e dell'animatore cristiano (http://www.parrocchiasancassianoalba.it).

ANIMATORI SI NASCE … EDUCATORI SI DIVENTA!

Carissimi educatori dell'ACR,
andiamo insieme alla scoperta delle motivazioni profonde che ci spingono a impegnarci, da cristiani, come "educatori" nei nostri gruppi in parrocchia.

1. Vorrei partire da una prima considerazione: l'animatore è colui che anima, cioè fa giocare, riflettere e pregare i ragazzi dei nostri gruppi parrocchiali. Alla base del suo impegno c'è indubbiamente tanta generosità e fantasia, la voglia di stare con i ragazzi e il desiderio di realizzarsi, dando "sfogo" a tutte le sue belle qualità. In un certo senso animatori si nasce, perché in tutti noi c'è la voglia di divertirsi, facendo qualcosa per gli altri, e allo stesso tempo sentendosi utili e importanti.
2. Ci chiediamo come si "diventa" educatori, cioè animatori più motivati e competenti all'interno della comunità cristiana. L'educatore, infatti, anima, ma nell'ottica della crescita del ragazzo: lo conduce verso una meta ben precisa, facendogli intravedere il senso della vita. È un animatore "completo" che aiuta a crescere in tutto ciò che fa.
Ci viene in aiuto un passo della parola di Dio, tratto dal Libro del Deuteronomio (cfr. Dt 32, 7-12): "Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farò sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno …".
La riconoscenza per quanto si è, a sua volta, ricevuto, resta sempre il motivo principale, che spinge un giovane a "darsi" per gli altri, a fare qualcosa di concreto, mettendo a servizio del prossimo i doni e le qualità che si hanno. Un educatore cristiano sente di aver ricevuto il dono della fede attraverso la testimonianza vivente di tante persone e formatori, che ha incontrato sul suo cammino. Da questa consapevolezza nasce il desiderio di un impegno più coraggioso e cristianamente più motivato. Si scopre la bellezza di "restituire" quanto si è ricevuto.
3. Naturalmente "educatori si diventa": essere educatore è un cammino in salita, fatto di tappe fondamentali, ma che non si possono mai saltare.
Chi si presta come educatore deve avere "risolto" il problema della fede, almeno come inizio della sua ricerca religiosa. Si propone per i ragazzi come un educatore cristiano, e cioè come colui/colei che vive le sue scelte, si interroga sul senso della vita, alla luce della proposta salvifica di Gesù Cristo. Un educatore cristiano ha nella parrocchia il riferimento ordinario per la sua vita spirituale (ascolto della Parola di Dio, sacramenti dell'Eucarestia e della Riconciliazione, preghiera, eventuale testimonianza - servizio come catechista, animatore di gruppi giovanili, …). Quindi non è un "libero battitore"! anche se è normale avere una propria spiritualità cristiana, secondo le proprie sensibilità.
L'educatore cristiano non ha paura di dire la propria fede, e di invitare i ragazzi a fare altrettanto, fidandosi di Gesù Cristo e della Chiesa. Sa che solo testimoniando in prima persona la propria fede potrà essere credibile di fronte ai ragazzi: un educatore che sa lodare Dio per le cose belle che ha fatto mentre ammira un paesaggio con i suoi ragazzi, darà loro un esempio maggiore di fede rispetto a quello che prega solo nei momenti destinati alla preghiera. Sa che educare significa fare proposte forti per una esistenza alla grande e sa che
la proposta più grande da fare è sempre quella di Dio e della sua Parola!
4. Dulcis in fundo! Dopo tanta teoria, qualcosa di più "pratico" per tutti.
Concretamente, per stare con i ragazzi da educatori, per camminare con loro, senza uscire fuori strada: ecco alcune indicazioni importanti, a mo' di segnali stradali.
Cominciamo con i primi tre, lasciando la curiosità di continuare la rassegna, ai nostri prossimi appuntamenti.
BAMBINI
Prima i bambini. L'educatore li conosce, li stima, li ama. Mira di più al loro sviluppo che allo sviluppo del programma.
CADUTA MASSI
Vi sono parole che sono carezze: "Ciao", "Grazie", "Per favore", "Scusa", … E parole che sono massi: "Sei un disastro", "Sei il solito attaccabrighe", … L'educatore getta queste ultime nel cestino della carta straccia e usa solo le prime.
SALITA RAPIDA
Mai come oggi i ragazzi fanno fatica a salire a Dio, fanno fatica a capire il linguaggio religioso. È da saggi usare una marcia adeguatamente bassa, corta. È inutile fare teste ben piene: meglio puntare alle teste ben fatte. L'educatore che corre fa come chi vuole raccogliere lumache con la moto.

Non ci resta che augurarci ...Buon Viaggio.

Don Domenico B.
Davide

Davide

Staff di Animatamente dal 2009. Animatore esperto con più di 20 anni di esperienza con bambini, ragazzi e giovani.

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Commenti

  • Inserito da Anonimo

    Ma fantastico!!! Posso usarlo per la nostra revisione di gruppo parrocchiale?

  • Inserito da Anonimo

    Davvero una bella riflessione :D La rigirerò a tutta l'équipe ACR della mia parrocchia, perché sono certa che ci darà quella "spinta in più" necessaria all'inizio del nuovo anno! Grazie per averla condivisa :)

  • Inserito da Anonimo

    MOLTO INTERESSANTE!
    GRAZIE!

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