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Un'attività di riflessione che parte dal tema più ampio del confronto con gli altri.

Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-17; rif. Eb 12,4-13)
15 Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16 se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17 Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all`assemblea; e se non ascolterà neanche l`assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.

CORREZIONE FRATERNA
Forse crediamo che ci sia un solo uomo che non abbia bisogno di consolazione e di ammonimento? Ma allora perchè Dio ci ha fatto il dono della fraternità cristiana?
Quanto più impariamo ad accogliere la parola che gli altri ci dicono, si tratti pure di rimproveri e di ammonimenti da accogliere con umiltà e gratitudine, tanto più si accresce la nostra capacità di parlare con libertà e pertinenza. Chi per suo conto respinge la parola fraterna detta seriamente, perchè è sopraffatto dalla suscettibilità e dalla vanità, non può neppure dire umilmente la verità agli altri, in quanto ne teme il rifiuto che sarebbe causa per lui di ulteriore offesa. Chi è suscettibile, tende sempre ad adulare il proprio fratello, e dunque anche a disprezzarlo e a calunniarlo. Invece chi è umile si attiene alla verità e insieme all’amore. Si attiene alla Parola di Dio e si lascia condurre da questa Parola al fratello. Non cercando e non temendo niente per sè, può aiutare l’altro con la parola.
La correzione non può essere evitata, in quanto la Parola di Dio la comanda, quando il peccato del fratello è palese. La disciplina della comunità inizia nell’ambito più ristretto. Se la defezione dalla Parola di Dio nella dottrina o nella vita mette in pericolo la comunione di chi vive nella stessa casa, e con ciò tutta la comunità, si deve tentare l’intervento ammonitore e il castigo. Non c’è niente di più crudele di quell’indulgenza che abbandona l’altro al peccato. Niente di più misericordioso di quella dura correzione che fa recedere il fratello dalla via del peccato. È un servizio di misericordia, un’estrema offerta di comunione autentica, il porre fra di noi la sola Parola di Dio, nella sua funzione di giudizio e di aiuto. In tal caso non siamo noi a giudicare, ma Dio solo, e il giudizio di Dio procura aiuto e salvezza. Non possiamo far altro che servire il fratello fino all’ultimo, non dobbiamo porci mai al di sopra di lui, e gli prestiamo un ultimo servizio anche quando gli diciamo la Parola di Dio che giudica e separa, quando in obbedienza a Dio sacrifichiamo la comunione umana con lui. Infatti sappiamo che non è fondata sul nostro amore umano la fedeltà all’altro, ma che è l’amore di Dio, che passa solo attraverso il giudizio, a raggiungerlo. Nel giudicare, la Parola di Dio serve per suo conto l’uomo. Chi lascia che gli si presti servizio col giudizio di Dio, ne riceve aiuto.
( Da “Vita Comune”, Dietrich Bonhoeffer)

Ai ragazzi può essere concesso un tempo di circa un'ora per individuare delle correzioni fraterne che sentono di voler fare ad altri membri del gruppo. Secondo le modalità e con lo stile descritto in seguito possono poi a coppie provare a correggersi fratenamente con la guida, i consigli ed eventualmente l'intermediazione degli animatori.


Suggerimenti per la correzione fraterna:

CHI
Tutti sono chiamati a correggere il fratello quando si accorgono del suo errore, altrimenti la colpa ricade su di loro. In modo speciale chi ha una responsabilità pastorale che lo pone a custodia dei suoi fratelli deve sentire il dovere morale di intervenire laddove avverte l’errore del fratello (cfr. Ez 3:16-21). Anche chi non ha una responsabilità o autorità pastorale può avere percezione di errore (cfr. Dan 13:50ss).

COME
L’atteggiamento deve essere sempre di massimo rispetto ed amore (cfr. Gal 6:2), altrimenti la correzione non giunge al cuore. Se il fratello si corregge l’intervento ha avuto il suo effetto ( cfr. Mt 18:15-17) altrimenti si interviene con maggiore durezza fino a considerare il fratello un pagano e quindi ri-evangelizzandolo. Bisogna assolutamente evitare di correggere con senso di giudizio o critica (cfr. Mt 7:1-5. Lc 6&58%45&42); con animo risentito o sotto l’influsso della collera, altrimenti si vanifica l’intervento. Don Bosco, grande educatore, invita i suoi figli spirituali a correggere sempre quando l’animo si è rasserenato!


DOVE
In tutte le circostanze necessarie cercando di fare la correzione inizialmente in separata sede, per non colpire la suscettibilità della persona. Quando la colpa è grave e persistente allora è bene intervenire in presenza di testimoni. In situazioni di estrema gravità e persistenza si chiama in causa l’intera comunità.

QUANDO
Il più presto possibile per evitare che l’errore persista e si radichi nella persona, o nella comunità. E’ necessario valutare che si tratti davvero di errore o colpa e non di difetto o minuzia, inoltre è bene evitare di essere pedanti, o saccenti ed ogni forma di atteggiamento che indisponga chi riceve la correzione.

PERCHE’
Per dovere di carità vicendevole verso la persona e verso la comunità. Inoltre per non essere responsabile della caduta altrui.

NON RE-AGIRE
La correzione non è mai una risposta a caldo altrimenti rischia di compromettere completamente la sua efficacia. Si tratta sempre di un intervento assai moderato e ponderato fatto con discernimento, in preghiera e sotto l’azione dello Spirito Santo. Altrimenti meglio non farlo affatto! E’ molto saggio tuttavia piuttosto che lasciare dentro di sé il fermento del risentimento e dell’ira. Talvolta correzioni non fatte di cose notate, danno adito ad un logorante rimuginio di pensieri, che presto o tardi porteranno all’ira, o ad esplosioni incontenibili! Meglio dunque parlare, fraternamente, con la pace nel cuore, ma parlare.

ACCETTARE
Accogliere la correzione fraterna è segno di santità e di saggezza. L’umiltà di riconoscere il proprio errore permette di crescere, fa crescere la stima e la considerazione degli altri, non priva affatto la persona di una buona reputazione. E’ in un atteggiamento di umiltà che si mostra la vera saggezza: è saggio non chi non sbaglia mai, ma chi sa correggersi del suo errore e fare tesoro dei suoi limiti per farsi aiutare dai fratelli.

NON MALDICENZA
La correzione fraterna non è maldicenza, o chiacchiera, o diffamazione. La correzione serve a sanare non a creare un’ombra sulla persona con cui si parla, nei confronti di altri. Non si parla mai degli assenti, ne’ in bene ne’ in male, dice Dietrich Bonhoeffer in Vita Comune. Si parla con i presenti per aiutarli nella correzione. Non si accettano mai dicerie su persone: al massimo testimonianze accreditate che permettano di fare luce sui fatti. Bisogna evitare di fare processi alle persone senza che possano difendersi. Se vi sono fatti o testimonianze di rilievo, si devono fare confrontare con l’interessato, al fine di fare luce sulla verità quanto più possibile. La fama di persone è stata uccisa senza che le interessate potessero minimamente dire la loro, o addirittura che ne fossero consapevoli! Non si accettino mai testimonianze che screditano chi ha un incarico, subito per buone, ma si faccia un ampio discernimento e si vaglino bene i fatti: la gelosia e l’invidia giocano sempre brutti scherzi!

COMUNIONE
La correzione fraterna deve servire per ristabilire la comunione. Senza la comunione e nell’errore la preghiera non passa, lo Spirito Santo è Spirito di amore, pace, gioia, comunione, sincerità, santità…

INDIFFERENZA
L’indifferenza è una colpa grave ed intollerabile, sia da parte di chi ha responsabilità, sia di chi non ce l’ha. Il fratello è parte di te: siamo infatti membra gli uni degli altri (cfr. Ef 4:25), per questa ragione è impossibile non sentirmi coinvolto nella sorte del fratello, come invece faceva Caino (cfr. Gen 4:9) che era assassino di suo fratello. A volte l’indifferenza è essa stessa un omicidio, una morte nel cuore!


Stefano

Stefano

Collaboratore di Animatamente. Animatore junior.

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