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Amicizia Uomo-Dio - Immagini pastorali
18/10/2009 16:40:00
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Sezione: Immagini per l'animazione
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Associo a quest'immagine un bel testo trovato sul sito della parrocchia di Sant'Antonio Abate di Averoldi Luigi.
Dio e L'uomo - un'amicizia sempre nuova
20/09/2009
La volta scorsa abbiamo dimostrato l’esistenza storica di Gesù attraverso l’esame di alcuni documenti provenienti dal mondo giudaico e pagano. Tuttavia per conoscere chi fu Gesù di Nazareth dobbiamo ricorrere ai Vangeli e agli altri scritti del nuovo Testamento.
Ma, ci chiediamo, meritano fiducia questi scritti? Siamo sicuri che essi ci trasmettono fatti realmente accaduti oppure essi attestano “solo” la fede dei discepoli e quindi non hanno un diretto rapporto con la storia?
Il problema della storicità dei vangeli nasce con l’Illuminismo ed è posto dal filosofo S. Reimarus.
Egli affermava che il Gesù della storia (ovvero un uomo vissuto in un determinato tempo e luogo) non corrisponde per niente al Gesù Cristo così come è narrato nei vangeli. Egli avrebbe subito un processo di “divinizzazione” da parte dei suoi discepoli che non si sarebbero rassegnati al suo fallimento.
Questa affermazione diede avvio a una serie di ricerche da parte di studiosi che si proponevano di fare emergere, attraverso i dati storici dei vangeli, il “vero” Gesù.
Questa corrente di pensiero che potremmo chiamare “storicistica” esasperò il problema del Gesù storico e pervenne a risultati contraddittori: il Gesù storico che i vari autori pretendevano di delineare era il frutto delle proprie pre-comprensioni. Ciascuno trovò ciò che in realtà aveva già in testa.
Al contrario, un’altra corrente, detta “kerigmatica” (kerigma = annuncio) affermava che i vangeli sono esclusivamente testimonianza di fede e quindi raggiungere la figura storica di Gesù è impossibile e per di più non è necessario.
La fede, dice rapporto con l’annuncio, non con la storia. In sostanza per gli autori di questa corrente di pensiero, non è necessario indagare sulla vita di Gesù, l’importante è il significato “per noi” della sua vita, della sua morte e della sua risurrezione. Si giunge in questo modo ad una svalutazione della storia dal momento che essa non è ritenuta necessaria per la fede. Questa posizione viene duramente criticata dal teologo tedesco E. Kaserman, secondo il quale la ricerca storica di Gesù di Nazareth è una esigenza imprescindibile della fede cristiana. Infatti non sta in piedi il significato della risurrezione di Gesù se egli non è davvero morto (la morte di un uomo può essere provata storicamente). Al centro, come contenuto della nostra fede non ci sono delle idee, dei significati campati in aria, ma ci sono dei fatti, degli avvenimenti.
E allora per tornare alla domanda iniziale: meritano fiducia, dal punto di vista storico gli scritti del Nuovo Testamento?
Bisogna subito affermare che i vangeli non sono una biografia esatta della vita di Gesù. Coloro che scrivono non sono storici di professione; la loro preoccupazione è quella di far cogliere il dato cristologico dei fatti al fine di comprendere chi è veramente l’uomo Gesù.
Così, di fronte al miracolo del cieco nato, i vangeli ci trasmettono sì il fatto, ma l’intenzione è quella di aiutarci a capire che se Gesù ha guarito il cieco è perché Lui è la Luce. Se ci raccontano il fatto della moltiplicazione dei pani, non è per riferire esattamente come sono andate le cose ma per farci capire che Gesù è il Pane della Vita.
Quand’è che gli apostoli hanno capito chi è veramente Gesù di Nazareth? Essi lo hanno capito solo dopo la Pasqua ed è proprio a partire da quella luce che essi rileggono tutta la vita di Gesù scoprendone finalmente il suo profondo significato.
Possiamo concludere affermando che le approfondite indagini degli studiosi ci attestano che gli evangelisti hanno affermato la verità sulla vita di Gesù ma la conoscenza profonda della persona di Gesù, come di qualsiasi altra persona, sta sempre al di là di ciò che si può ricavare con i metodi storici. Ciò vale in particolar modo per Gesù di Nazareth il quale, come vedremo, elevò la pretesa di essere più che un uomo; ritenne anzi di essere il Figlio di Dio. (continua)
Averoldi Luigi